Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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“Una donna al Colle ma eletta perché brava, non per il genere” – Da Il Messaggero del 16 dicembre 2019

Dopo l’elezione di Marta Cartabia a presidente della Corte costituzionale, Elena Cattaneo, intervistata da Barbara Jerkov del Messaggero, ribadisce come, per una maggior presenza femminile ai vertici della politica e della società, ci sia ancora molta strada da fare. L’intervista è disponibile anche sul sito Internet del Messaggero, a questo link.

Ecco l’intervista di Barbara Jerkov alla senatrice Cattaneo.

L’elezione di Cartabia alla presidenza della Consulta segna un ulteriore passo per la presenza femminile ai vertici istituzionali. Il prossimo, è stato già detto da più parti, dovrebbe essere una donna presidente della Repubblica.
Condivide, senatrice Cattaneo?
«L’elezione di Marta Cartabia è un riconoscimento alla sua professionalità, ma anche il coronamento del ruolo sempre più centrale delle donne impegnate nel diritto. Mi piace ricordare, infatti, che è dal 1996 che a vincere il concorso in magistratura in Italia sono in maggioranza donne, e il trend è in costante crescita. Come per la presidente Cartabia, sarò entusiasta di una donna al Quirinale non perché eletta in quanto donna, ma perché ritenuta dal Parlamento la personalità più idonea a ricoprire quel delicatissimo ruolo. Immagino un Paese che abbia fatto tanti passi avanti verso una reale parità di genere da rendere l’elezione di una Presidente della Repubblica una non notizia. Temo che la strada sia ancora lunga, considerato che in Italia la partecipazione femminile al mercato del lavoro è solo del 56%, tra le ultime in Europa».

Ma non pensa che le donne siano le prime a non dover cercare scorciatoie per cooptazione, ma piuttosto di affermarsi per la via maestra attraverso la legittimazione del voto popolare?
«Alla base di ogni conquista di ruoli di responsabilità deve esserci la competenza e, per quelli pubblici, la dedizione nel perseguire il pubblico interesse. È una regola senza genere: vale per gli uomini come per le donne».

Proprio in questi giorni è stata approvata una norma che porta al 40% la presenza minima di donne nei Cda delle società. Ha ancora senso ragionare in termini di quote?
«Quella delle quote è una strada che può essere esplorata e testata per valutarne laicamente l’efficacia. Potrebbe essere utile nel breve periodo per mutare assetti di potere, ma l’obiettivo finale è una società che realizzi pari opportunità per tutti e in cui la necessità di una legislazione di vantaggio di genere sia solo transitoria. La stessa premier finlandese Sanna Marin, di fronte all’insistenza dei media sulla sua giovane età e sul suo essere donna, ha dichiarato di non essere interessata a questioni di età e di genere ma solo ai motivi che l’hanno spinta a fare politica».

I modelli che vengono dall’alto possono contribuire a cambiare la società o sono altre le azioni concrete? Penso a nidi realmente accessibili, scuole a tempo pieno…
«Conosco diverse donne in ruoli apicali che hanno guadagnato posizioni di indiscutibile autorevolezza nel loro campo, ma anche altre che, nonostante anni di studio e impegno, hanno deciso di fermarsi prima di compiere il salto. Dobbiamo chiederci perché e dare risposte sotto forma di un nuovo welfare per le famiglie, ma anche lavorare su alcune nostre rigidità culturali, in modo che ad esempio, quando nasce un figlio o quando un familiare necessita di assistenza, nessuno nella coppia, tanto meno sempre e comunque la donna, debba sentirsi in dovere di sacrificare vita o carriera».

In quanto scienziata, ha mai sentito di avere minori opportunità rispetto a un collega uomo?
«Essere donna non ha mai intralciato né rallentato la mia crescita professionale, fin da quando ero studentessa. Oggi dirigo un laboratorio alla Statale di Milano dove le donne sono in maggioranza. Il mio essere scienziata non mi ha neanche impedito di costruire una splendida famiglia. Mio marito e i miei due figli sono da sempre i miei primi complici».

E in Parlamento? Il rapporto con i suoi colleghi uomini risente in qualche modo della differenza di genere o le istituzioni hanno realmente maturato il senso della parità di genere?
«Non ho mai percepito differenze di trattamento. Mi sembra che non ci sia ruolo di responsabilità in Senato, a partire dalla Presidenza, che non veda le donne presenti autorevolmente. L’unica forma di diffidenza che incontro, in particolare su alcuni argomenti, è nei confronti dei fatti della scienza quando mi batto per farli prevalere su opinioni non documentate».

 

A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.