Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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Un “tesoretto” per la ricerca pubblica

È quello accumulato in 14 anni di sovrafinanziamento pubblico dall’IIT: oltre 400 milioni “bloccati” in Banca d’Italia. Sono somme erogate dallo Stato per la ricerca, ma mai utilizzate per quel fine. La Ministra Valeria Fedeli ha recentemente annunciato che 250 di quei milioni saranno “restituiti” alla ricerca per finanziare i prossimi bandi Prin.

La restituzione del “tesoretto” per la ricerca pubblica
Nel giugno 2017, in occasione della discussione sulla cosiddetta “manovrina” (Legge 21 giugno 2017, n. 96), si era discusso della possibilità di destinare alla ricerca pubblica del Paese, in via competitiva e su tutte le discipline, parte delle risorse pubbliche gradualmente accantonate, dal 2003 ad oggi, dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). In particolare, con un emendamento, era stata proposta la possibilità di destinare alla ricerca pubblica del Paese 415 dei milioni accantonati da IIT. La misura non avrebbe messo a rischio la sopravvivenza dell’Ente che, per legge, riceverà 100 milioni all’anno per sempre.

L’emendamento era stato ritirato in seguito alla comunicazione, da parte del Miur, di un incontro, cui hanno preso parte anche il presidente e il direttore scientifico dell’IIT e il Ministro dell’Economia Padoan, concluso con una “convergenza Miur-IIT”. Nel comunicato del MIUR del 26 maggio 2017 viene specificato che “è stato convenuto di esplorare un comune percorso volto a impiegare risorse messe a disposizione dall’IIT, previo parere favorevole dei propri organi deliberativi, allo scopo di promuovere, su obiettivi strategici condivisi, progetti di ricerca di interesse nazionale per lo sviluppo del sistema economico del Paese, nonché azioni destinate all’ingresso di giovani nel modo della ricerca“.

Il 3 settembre 2017, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, a margine del Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha annunciato che le risorse IIT “restituite” al sistema della ricerca pubblica ammonteranno a 250 milioni, e che il MIUR ha recuperato altri 150 mln dai propri capitoli di spesa. I 400 milioni così ottenuti finanzieranno i prossimi Prin, i bandi dedicati alla ricerca di base, libera e competitiva, delle Università.

La Ministra Fedeli ha dimostrato, con la restituzione di centinaia di milioni, che la determinazione politica consente la valorizzazione della ricerca di tutto il Paese“: così la Senatrice Cattaneo ha commentato su Repubblica del 5 settembre 2017 (“Quei finanziamenti, linfa per la ricerca“) l’iniziativa che garantirà il maggiore finanziamento ottenuto dai Prin in vent’anni.

La storia del “tesoretto”
La Sen. Cattaneo ha ricostruito la storia del “tesoretto” in un intervento sul Secolo XIX. Alla replica dell’IIT, la Senatrice ha risposto con una lettera al direttore del quotidiano genovese in cui ha chiarito una serie di imprecisioni per una migliore comprensione dell’intera vicenda. A questo link sono reperibili tutti gli articoli relativi alla vicenda.

Ad oggi, né IIT né il MEF hanno confermato l’esistenza effettiva del “tesoretto” (415 milioni) sul conto corrente della Banca d’Italia. La vicenda è stata oggetto di un ciclo di interviste andate in onda su Radio Radicale, all’interno del programma Il Maratoneta – Trasmissione dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica:
3 giugno 2017: intervista alla Senatrice Cattaneo;
10 giugno 2017: sul tema è stato intervistato Enrico Bucci, professore aggiunto in biologia dei sistemi complessi alla Temple University ed esperto in integrità della ricerca scientifica, che ha collaborato all’analisi dei dati e dei documenti reperiti dalla Senatrice Cattaneo;
17 giugno 2017: intervista a Fabrizio Bocchino, senatore di Sinistra Italiana e membro della Commissione Istruzione pubblica del Senato.

Il presunto “tesoretto” degli enti di ricerca
A febbraio 2017, in un’inchiesta del Corriere della Sera, si è sostenuto che gli enti di ricerca pubblici italiani avrebbero un tesoretto di 4,5 miliardi. La Senatrice Cattaneo, in una replica al quotidiano e in un intervento in Aula al Senato, ha ricostruito numeri e dati e spiegato perché in realtà si trattasse di “una colossale distorsione dei fatti che inquina il dibattito pubblico”.

A questi interventi sono seguite anche due lettere al Direttore del Corriere della Sera, Dott. Luciano Fontana (la prima del 9 febbraio, la seconda del 13 febbraio), e una lettera di risposta al giornalista Massimo Sideri, autore dell’inchiesta.

Nb: il carteggio relativo alle tre lettere inviate al Corriere della Sera, per parte della Professoressa, è qui divulgato – come comunicato preventivamente agli interlocutori – affinché della questione di preminente interesse pubblico possano essere messi a conoscenza tutti i cittadini e gli studiosi interessati.