Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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Un giorno bellissimo – Da D di Repubblica dell’8 giugno 2024

Nel suo editoriale sull’inserto D di Repubblica di sabato 8 giugno, giorno in cui si sono aperti i seggi per il voto alle elezioni europee in Italia, la senatrice Cattaneo sottolinea l’importanza del diritto di voto e della partecipazione democratica.

Ecco l’editoriale di Elena Cattaneo:

“È un giorno bellissimo per la democrazia. Dalle 15 di oggi e fino alle 23 di domani, ciascuno di noi può scegliere di essere protagonista del futuro dell’Europa. Muniti di tessera elettorale e documento d’identità, recandoci al nostro seggio, da cittadini dell’Unione potremo liberamente scegliere di partecipare al processo di formazione del nuovo Parlamento europeo. Saremo circa 360 milioni di cittadini in 27 Paesi a esercitare il diritto-dovere di eleggere i 720 parlamentari europei che per i prossimi cinque anni discuteranno e si confronteranno per giungere a decisioni che riguardano le vite di tutti noi. Ogni singolo voto è oggi più importante che mai, in considerazione delle sfide geopolitiche, economiche, di diritti e sviluppo poste da una fase politica internazionale di particolare incertezza e instabilità. Sfide talmente enormi da richiedere una risposta di dimensione comunitaria, non più a livello dei singoli Stati.

Questo weekend elettorale è bellissimo anche perché per la prima volta, in Italia, finalmente gli studenti ‘fuori sede’ (che ne abbiano fatto richiesta) potranno votare le liste e i candidati della loro circoscrizione di origine senza necessità di farvi rientro. La norma è sperimentale, ma sacrosanta; l’auspicio è che possa diventare presto una possibilità ordinaria di partecipazione alle consultazioni elettorali.

Nell’esercizio del voto si esprime la forma più alta di partecipazione democratica. Un diritto, ma – come recita l’articolo 48 della Costituzione – anche un dovere civico che riguarda tutti i cittadini maggiorenni. Se questa è la cornice civica e teorica dell’esercizio del voto, la realtà dei numeri sulla partecipazione al voto in Italia ci parla di un Paese che forse non ritiene più quel diritto così importante, né quel dovere un obbligo così stringente.

Alle precedenti elezioni europee del 2019, in Italia ha partecipato poco più di un elettore su due (il 54,5 per cento); nel 1979, quando gli italiani furono chiamati a votare per la formazione del primo Parlamento europeo, la partecipazione sfiorava l’87 per cento. Da lì in poi i numeri sono sempre diminuiti. Del resto, anche sul fronte politico interno, alle ultime elezioni politiche del 2022, solo il 64 per cento degli elettori italiani ha partecipato al voto. Desolante – anche facendo la tara delle contingenze storiche – il confronto con il primo Parlamento repubblicano del 1948 che fu eletto col voto di oltre il 92 per cento degli aventi diritto. Il crollo dell’affluenza è iniziato a partire dal ’79. Cos’è successo, quindi, negli ultimi decenni?

Credo che tra le tante possibili ragioni dell’aumento dell’astensionismo vi sia anche la progressiva rinuncia, da parte della politica, al proprio ruolo di intermediazione tra le esigenze espresse dagli elettori e la complessità dell’azione di governo. Piuttosto che prendersi la responsabilità di spiegare ai cittadini decisioni magari difficili, ma sostenute da dati e prove, si è gradualmente tentato l’impossibile, vale a dire fingere di poter eliminare la complessità del presente. Il corpo elettorale – lo insegna la storia politica recente – si innamora (e disamora) velocemente di chi propone soluzioni semplici a problemi complessi. Spesso, però, nel lungo termine è la collettività a pagare il prezzo più caro di queste soluzioni popolari ma non lungimiranti, vedendo diminuire diritti e benessere, con l’effetto di una sfiducia generalizzata nei confronti di tutte le istituzioni. Credo, invece, non si debba mai rinunciare a spiegare che la complessità è la base delle istituzioni democratiche, tanto nazionali quanto sovranazionali.

Di questa consapevolezza dovremmo tutti far tesoro recandoci oggi alle urne. Due potrebbero essere le domande che, qualunque sia il nostro orientamento politico, potrebbero aiutarci nell’esercizio del voto: il candidato e la formazione politica ad esso collegata ha dato prova di conoscere le competenze e il funzionamento delle istituzioni europee? Ha chiarito a quale famiglia politica intende iscriversi in seno al Parlamento per realizzare obiettivi di governo e riforma di quelle istituzioni? Queste due semplici domande possono essere un moderno rasoio di Occam per scegliere rappresentanti che – possibilmente – non siano tanto il nostro specchio ideale, quanto donne o uomini meritevoli della nostra fiducia perché solidamente preparati ad affrontare, in maniera laica e non ideologica, i delicatissimi dossier europei, nell’interesse di tutti noi”.

A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.