La Senatrice Cattaneo, sul Corriere della Sera, racconta della consultazione pubblica che si è avviata il 23 luglio (e resterà aperta fino al 30 settembre) per la definizione delle Piattaforme Nazionali di ricerca da implementarsi presso la Fondazione Human Technopole di Milano.
Spesso, in Italia, nell’impostare le politiche pubbliche è mancata la comprensione del potenziale degli investimenti in ricerca scientifica per migliorare il capitale economico, sociale e culturale del Paese. Spesso si è pensato che investire in ricerca fosse assegnare risorse senza concorrenza, senza considerazione per le idee di tutti, giovani inclusi. Altre volte la politica ha creato nuovi centri senza poterne documentare la necessità, da finanziare a cascata per sempre, per fare le stesse cose che già si fanno “fuori”, dove invece si è senza fondi e in perenne attesa di un bando pubblico cui concorrere con il proprio progetto.
In questo contesto, l’impegno formulato in Senato dal presidente Draghi a ripensare l’ordinario oltre allo straordinario, a partire dalla prossima legge di Bilancio, fa confidare in un Paese finalmente deciso a innescare una marcia diversa, rendendo l’investimento in ricerca (in ambito umanistico quanto scientifico) una voce non periferica del bilancio dello Stato. Ma è sempre più urgente che i fondi adeguati e strutturali per la ricerca siano accompagnati da un ripensamento delle modalità di investimento in direzione di maggior competitività e trasparenza.
Un buon esempio in questo senso arriva dal cambio di passo dello Human Technopole (HT), alla cui genesi, in passato, non ho risparmiato critiche. Con la legge di Bilancio 2020, infatti, gli è stata assegnata una nuova “missione nazionale” di apertura alla comunità scientifica attraverso la creazione di Piattaforme Nazionali tecnologiche “di tutti e per tutti”. Missione cui destinare la quota maggioritaria delle risorse pubbliche previste annualmente per l’ente milanese. Fatto importante: le modalità di realizzazione della nuova missione sono concrete, normate, trasparenti, misurabili e senza precedenti nel Paese. Tutto questo senza sottrarre risorse alla Fondazione HT e all’area dell’ex Expo, ma garantendo – con il sostegno unanime delle forze politiche – a tutti i ricercatori non-HT del Paese, dal nord al sud, isole comprese, un “diritto all’accesso” a quelle future Piattaforme Nazionali e alle relative risorse pubbliche.
Lo scorso 30 dicembre, la stessa Fondazione HT, insieme ai Ministeri fondatori (MUR, Ministero Salute e MEF), ha sottoscritto la Convenzione prevista dalla legge che disciplina e regolamenta la realizzazione di questa nuova missione di HT. Il documento, integralmente disponibile sul sito del MUR, ha anche quantificato le risorse da destinare alle finalità della Convenzione in una quota “non inferiore al 55% annuo del finanziamento pubblico erogato alla Fondazione HT”. Per il 2021, a fronte di 122 milioni stanziati per HT, le risorse per le nuove Piattaforme Nazionali ammontano quindi a oltre 67 milioni. Crescono man mano negli anni a seguire, fino a raggiungere – a regime – i 76 milioni l’anno per sempre (a fronte di 140 milioni stanziati per HT).
Fra gli aspetti più innovativi di una Convenzione tutta da leggere, c’è l’apertura di una consultazione pubblica in due fasi, affinché gli studiosi italiani – a partire dai principali rappresentanti e portatori di interessi della ricerca nelle “Scienze della Vita”, per poi allargarsi a tutti gli altri – possano proporre quali Piattaforme Nazionali realizzare presso HT. Un Comitato Tecnico assemblerà le proposte e creerà una scala di priorità. Non solo. L’accesso alle future Piattaforme Nazionali sarà continuativo nell’anno e competitivo; il costo della parte sperimentale lì svolta sarà coperto dalla “quota Convenzione”, fino al suo esaurimento annuale.
La prima fase delle consultazioni si è aperta il 23 luglio. Come informa il MUR sul proprio sito, i soggetti coinvolti (Università, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, centri ed istituti scientifici, organizzazioni per il finanziamento alla ricerca e l’industria del settore delle “Scienze della Vita”) hanno tempo fino a fine settembre per inviare le loro proposte. All’iniziativa – come in futuro alle Piattaforme Nazionali – possono accedere tutti gli studiosi italiani, a prescindere dall’ente di appartenenza. Pur nell’avvicinarsi della pausa estiva, è palpabile ovunque in Italia, nelle riunioni di cui mi informano colleghi Universitari, degli Enti Pubblici di Ricerca e degli IRCCS, l’entusiasmo per questa opportunità.
Un entusiasmo ampiamente giustificato: concentrare le migliori tecnologie in un unico epicentro nazionale, studiato, attrezzato e aggiornato con e per le idee delle tante menti diffuse nel Paese, con libero accesso da parte di tutti i ricercatori, significa creare con le risorse pubbliche un’ “economia di scala” vantaggiosa per tutto il sistema della ricerca e i territori; abbattere i costi per i singoli enti; ottimizzare l’uso di costosi macchinari; essere sempre alla frontiera della tecnologia; permettere un investimento in risorse umane qualificate d’importanza pari, se non superiore, all’investimento in attrezzature tecnologiche propriamente dette.
La partecipazione, la condivisione, l’impegno verso una finalità comune che non privilegia un ente o un territorio, ma allarga lo sguardo su tutta l’Italia e sulle sue eccellenze per formarne di nuove, con alle spalle uno Stato che garantisce risorse pubbliche investite in modo concorrenziale, trasparente e non privilegiato, credo sia la strada maestra da tracciare oggi e perseguire per sempre, per crescere, come studiosi, cittadini e Paese.
Elena Cattaneo
Docente della Statale di Milano e Senatrice a vita
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