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Ricerca al Sud, non bloccare i più meritevoli – Da Il Mattino del 14 gennaio 2019

In occasione della prevista visita di Iain Mattaj, da poco direttore di Human Technopole, al Tigem di Napoli il 14 gennaio 2019 (posposta al 30 gennaio successivo), la senatrice Cattaneo ha inviato una lettera al direttore del quotidiano Il Mattino, ribadendo la necessità che l’indirizzo strategico di HT sia pensato per strutturarlo “a servizio” del sistema della ricerca italiana e non “in concorrenza” con le altre strutture.

Ecco la lettera di Elena Cattaneo al direttore del Mattino di Napoli.

“Caro direttore,

oggi il Tigem (Istituto Telethon di Genetica e Medicina) di Pozzuoli ospiterà Iain Mattaj, neodirettore di Human Technopole (HT), la nuova infrastruttura di ricerca che a Milano occuperà parte delle aree Expo. Il progetto era stato annunciato a sorpresa e affidato senza competizione, arbitrariamente e, per questo, fuori da ogni linea guida internazionale, all’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova, una fondazione di diritto privato che, per le sue ricerche, riceve da 16 anni (garantiti per sempre) circa 100 milioni di euro pubblici all’anno, per legge e senza competizione nazionale. Non ho risparmiato critiche sulla prospettiva di replicare a Milano una tale esperienza e ancora di più sul metodo – estraneo alla scienza – con cui HT era stato concepito. Oggi di quel “vecchio” HT, opportunamente modificato in corsa, resta il ricordo dell’inadeguatezza della politica nel progettare il futuro della ricerca del Paese e della miopia e ingordigia di parte della comunità scientifica che lo sostenne. Il “nuovo” HT è una Fondazione finanziata dallo Stato con una governance articolata e poteri di nomina separati e i cui Ministeri fondatori, diversamente da IIT, hanno compiti negli organi decisionali.
Dalle dichiarazioni pubbliche di Marco Simoni, Presidente di HT, sappiamo che c’è la volontà di strutturarlo anche come infrastruttura a disposizione di tutti gli studiosi italiani, che potranno così accedere a tecnologie e strumenti di cui sarebbe impossibile dotare ciascun ente. Se davvero HT fosse un concentrato di facilities a servizio d’intelligenze, idee e capacità di tutto il Paese, dal sud al nord alle isole, sarebbe finalmente giustificata l’abnorme concentrazione di risorse pubbliche, un miliardo e mezzo di euro, che si prevede di destinarvi per legge, senza competizione con altri progetti, ricercatori e centri.

La possibilità che questo si realizzi dipenderà da uno dei primi atti del nuovo HT, vale a dire l’approvazione da parte del Consiglio di sorveglianza (oggi espressione prevalente del Governo tramite i membri designati dai ministeri di Economia, Istruzione e Salute) del primo documento d’indirizzo strategico.

Come comunità scientifica, non possiamo abbassare la guardia. Chi lavora davvero per la ricerca italiana credo si debba impegnare a chiedere meccanismi di accesso ad HT per le idee meritevoli di tutto il Paese, anche per quelle oggi meno visibili, isolate o giovani. È indispensabile poter leggere nel primo atto strategico della struttura che la maggior parte delle risorse, economiche e tecnologiche, sarà davvero a disposizione di tutti, replicando l’esperienza dello Science for Life Laboratory pubblico svedese, simile a HT, e nato proprio come facility nazionale sulle scienze della vita.

Nello sventurato caso in cui, invece, HT si caratterizzasse come un “nuovo istituto di ricerca dedicato alle scienze della vita” con gran parte delle risorse impegnate per ricerche interne, le conseguenze sarebbero pesantissime. Laboratori, studiosi, giovani ricercatori ed enti di ricerca pubblici – che lavorano sugli stessi temi, conquistando ogni giorno i fondi per farlo ai massimi livelli – finirebbero schiacciati dalla concorrenza “sleale” di un ente che gode di fondi pubblici garantiti e burocrazia più snella per realizzare, senza competizione, le ricerche impedite, ad esempio, agli studiosi dell’Università Federico II di Napoli per mancanza non solo di risorse ma persino di bandi presso cui competere. HT avrebbe strumenti per attirare a Milano i cervelli migliori, che potrebbe pagare di più con soldi pubblici, sottraendoli ai rispettivi pur validi laboratori pubblici di provenienza che non hanno mai visto risorse analoghe per quantità e continuità. Così s’intende promuovere la libertà della ricerca? È spostando “un cervello” da Napoli a Milano che se ne impedisce la “fuga”? Quale governo suicida si intesterebbe l’accelerazione verso la desertificazione di un sistema nazionale della ricerca che ancora (r)esiste a livello mondiale, pur nella sostanziale indifferenza della politica?
Il “sud della ricerca”, dei tanti ricercatori e docenti che conosco e mi scrivono, dal CNR di Napoli come dalle Università di Bari o Catania, insieme a molti altri centri come il CNR di Cagliari e l’Università di Sassari che già sono eccellenze mondiali (senza fondi italiani) di quel che HT propone di essere, vuole poter contare su luoghi e meccanismi attraverso cui esprimere le sue potenzialità in competizione e senza alcuna sudditanza.

I prossimi decisivi atti della Fondazione HT chiariranno se la ricerca del Paese dovrà sopportare l’ennesima sciagurata sperequazione tra idee bloccate e feudi dorati, oppure se chi è ora alla guida di una tale operazione avrà la capacità scientifica e la lungimiranza politica di dar vita a una straordinaria nuova opportunità: uno “Science for Life Laboratory” italiano.

Elena Cattaneo
Docente alla Statale di Milano e senatrice a vita

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