Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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L’Europa è lo spazio di confronto minimo – Da D di Repubblica del 18 maggio 2019

Nella sua rubrica sull’inserto D di Repubblica, la senatrice Cattaneo sceglie di raccontare la sua esperienza di ricercatrice con le politiche per la ricerca dell’Unione europea, sottolineando come esse abbiano aperto agli studiosi del continente e del mondo uno spazio prezioso di confronto e collaborazione, oltre che di competizione libera e trasparente.

Così Elena Cattaneo su D:

“Era il mese di marzo di due anni fa. Seduta in treno, rientrando da Padova a Milano, stavo controllando le e-mail quando ne vedo una dall’oggetto apparentemente indecifrabile. In pochi secondi mi rendo conto che quelle sigle corrispondevano al numero di sottomissione di un progetto sul gene Huntington che dal laboratorio della Statale avevamo inviato sei mesi prima, rispondendo a un bando europeo. Quella mail era l’esito della valutazione. “We are pleased to inform you…”, non riesco neanche a leggerla fino in fondo che l’euforia prende il sopravvento. Chiamo il laboratorio, il Rettore, il Direttore del mio Dipartimento, la mia famiglia. Con quella mail il Consiglio europeo della ricerca (Erc) mi comunicava che quell’idea sulla quale avevamo a lungo lavorato per esporla alla competizione internazionale era stata premiata con 5 anni di finanziamento continuativo, sicuro, dell’importo richiesto. Era impossibile restare seduta, ferma, in quella carrozza. Chi fa ricerca in Italia, dove le politiche a sostegno della ricerca sono discontinue e inaffidabili sa bene che ogni bando europeo è un’opportunità ambitissima, pressoché l’unica di veder finanziare un progetto.

L’Erc nasce nel 2007 per sostenere le frontiere più avanzate della ricerca europea attraverso finanziamenti competitivi. Sfide che, se vinte, possono produrre salti incrementali di conoscenza e che promuovono l’idea di una società fondata sul sapere. I programmi europei dedicati alla ricerca non si limitano agli Erc. Il prossimo “Horizon Europe 2021-2027”, ad esempio, avrà uno stanziamento di circa 100 miliardi di euro per realizzare sinergie europee su ricerca e innovazione. Questa visione politica unitaria e cooperativa ha spinto gli scienziati europei a lavorare con colleghi di altri Paesi allargando gli spazi di confronto, incentivando il rispetto dei principi di terzietà, competitività e trasparenza del metodo scientifico e delle idee da finanziare, favorendo una maggiore visibilità e accessibilità degli studi e facilitando il controllo diffuso delle prove e delle evidenze nell’interesse dei cittadini.

Il 26 maggio voteremo per il rinnovo del Parlamento europeo. Pensando agli anni che hanno preceduto la nascita dell’Unione e alle tragiche testimonianze di chi quegli anni li ha vissuti, sembra inconcepibile che possano esistere ideologie politiche che promuovono un malinteso concetto di sovranità coniugato come sovranismo, portando all’esasperazione i reciproci nazionalismi che storicamente hanno anticipato pericolosi avvitamenti politici e sociali. Di fronte a queste posizioni, penso che una straordinaria reazione possa arrivare dai cittadini che, anche grazie agli spazi aperti dalla scienza, hanno visto crescere intorno a loro pace, libertà, benessere. Ma si tratta di conquiste fragili se non difese ogni giorno. La scienza può fare la sua parte nel ricordare che “essere in Europa” conviene a tutti.

Grazie a quel bando vinto nel 2017 è ora in corso una ricerca che aiuterà a capire come si espande il tratto CAG nel gene responsabile della malattia di Huntington. Negli anni a venire quei risultati potranno essere il punto d’inizio di nuove imprese conoscitive, alla scoperta di ciò che ancora non comprendiamo di una malattia, di una pianta, di una specie animale, di un angolo di universo. Così come è successo spesso per le ricerche del nostro laboratorio, in cui il valore aggiunto  era un “pezzo di storia” di un altro gruppo, in un altro Paese, con il quale lavorare. L’Europa, oggi, è lo spazio di confronto minimo della scienza a partire dal quale aprirci al mondo per offrire le nostre conoscenze e competenze. È la casa naturale di noi scienziati e studiosi a cui per nessuna ragione al mondo vogliamo o possiamo permetterci di rinunciare”.

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