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La scienza non è “tutta la verità” ma il suo metodo aiuta la democrazia – Da La Stampa del 24 settembre 2021

In un articolo culturale sul quotidiano La Stampa, in vista della presentazione del suo libro “Armati di scienza” a Pistoia il 26 settembre, la senatrice Cattaneo fa il punto su come il metodo scientifico sia una base importante per “costruire, o ricostruire, un solido rapporto di fiducia tra scienza, cittadini e istituzioni”.

Ecco l’articolo della senatrice Cattaneo.

La pandemia che dal 2020 condiziona le nostre vite è stata causata da un oggetto vivente più piccolo di 160 nanometri (un milionesimo di millimetro). Di questo virus, in pochi mesi, grazie a un enorme bagaglio di dati ed evidenze maturate in decenni di ricerca in tutto il mondo, siamo arrivati a conoscere così tanto da aver potuto realizzare, in tempi record, vaccini efficaci e sicuri.

La sempre maggiore accessibilità di studi scientifici e informazioni sulle ricerche in corso, anche da parte di cittadini non specialisti, è un dato positivo dei nostri tempi, ma comprendere correttamente queste nozioni richiede un livello di approfondimento elevato, che mal si concilia con un mondo dell’informazione sempre più concitato e polarizzato. Una comunicazione di massa semplice ma rigorosa dal punto di vista scientifico è difficile, ma imprescindibile affinché si alimenti la fiducia nella scienza, nelle conoscenze e nelle competenze, in un momento in cui le certezze del quotidiano vengono meno.

La scienza, è bene ricordarlo, non è “tutta la verità”, né ha bisogno di esserlo. Si scrive scienza, ma si deve leggere “metodo scientifico”: strumento indispensabile da usare ogni volta che ci si trova di fronte alla prospettiva di acquisire nuove conoscenze, per capire come stanno le cose, al meglio delle condizioni e delle possibilità date. Imparare a ragionare “con metodo” vuol dire applicare continuamente lo spirito critico a tutto ciò che si apprende e si afferma: un processo in divenire che ha anche un prezioso valore civico, indipendentemente dalle conoscenze e competenze specifiche di ciascuno, poiché insegna a prendere decisioni più consapevoli e informate sia nella propria vita pubblica che in quella privata. La fiducia nel metodo deriva dalla certezza che, anche quando un dato sarà pubblicato, migliaia di occhi di esperti e scienziati nel mondo continueranno a studiarlo per consolidarlo o “affondarlo”, arrivando anche a contestarlo, se vi saranno dati nuovi altrettanto solidi. Questo processo di continua rivalutazione della conoscenza disponibile non avviene perché la scienza ha inizialmente “mentito”, ma perché la comunità scientifica ha continuato a studiare, imparare, mettere a punto nuovi dati conquistando un nuovo pezzettino di conoscenza a beneficio di tutti.

Oggi, come mai in passato, lo scienziato è chiamato, di fronte a seducenti e fantasiose narrazioni dei fatti scientifici, a rivendicare ed esercitare in modo più incisivo il proprio ruolo sociale, che consiste nell’offrire dati ed evidenze come base per le decisioni riguardanti la comunità, nell’interesse di tutti, “alzando la voce” di fronte ad ogni deragliamento del dibattito pubblico verso posizioni pseudoscientifiche. In questo senso, il ruolo di studiosi e ricercatori non può fermarsi ai confini del laboratorio, ma deve comprendere (con l’ausilio di professionisti della comunicazione) la capacità di raccontare ai cittadini la fatica, la lentezza, la frustrazione, ma anche la bellezza del fare ricerca, e la curiosità inesauribile che ci porta a farci sempre nuove domande di cui cercare la risposta seguendo il metodo scientifico.

“Io credo alla forza dell’Illuminismo che l’Europa deve ringraziare, perché ci ha insegnato che esistono verità scientifiche, che sono reali e alle quali dobbiamo attenerci. Ho studiato fisica nella repubblica democratica tedesca perché ero sicura che si possono invalidare molte cose, ma non la forza di gravità, la velocità della luce o altri fatti inconfutabili”: con queste parole si espresse la Cancelliera Angela Merkel in Parlamento nel novembre 2020, rispondendo a contestazioni provenienti dall’estrema destra su alcune misure impopolari prese per il contenimento della pandemia. Al richiamo illuminista alla scienza di una indiscussa leader del nostro presente credo si debba continuare a guardare per immaginare il futuro e affrontare con fiducia le sfide di domani a cui è chiamata oggi l’umanità.

Ancora una volta, il metodo scientifico si rivela lo strumento che permette di consegnare a tutti i cittadini e decisori politici prove verificabili che non possono essere liquidate come “opinioni”. Solo tenendo ferma questa base di realtà, in una società sempre più inondata di informazioni spesso contraddittorie, si può pensare di costruire, o ricostruire, un solido rapporto di fiducia tra scienza, cittadini e istituzioni.

Se la scienza può fornire metodo, dati, risultati, certezze e probabilità, ed è bene che continui a farlo, è sempre la politica ad avere la responsabilità di dire l’ultima parola, di scegliere. Responsabilità che implica anche la capacità di saper gestire con prontezza e coraggio le conseguenze delle scelte assunte, quando gli effetti non corrispondano alle aspettative. In futuro, la scienza continuerà a fornire alla politica evidenze, probabilità e azioni possibili, basandosi su fatti documentati, perché questo è il suo ruolo sociale. L’auspicio è che la politica sappia fare la necessaria sintesi tra le evidenze fornite dalla scienza e gli interessi generali della popolazione, con l’obbligo però – questa è l’essenza delle istituzioni democratiche – di motivare responsabilmente al Parlamento e ai cittadini “i perché” delle decisioni prese.

Elena Cattaneo
Docente della Statale di Milano e Senatrice a vita

A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.