In un intervento pronunciato in Aula al Senato, alla fine della seduta pomeridiana di martedì 15 ottobre, la senatrice Cattaneo denuncia alcuni gravi episodi di intimidazione che hanno colpito studiosi italiani impegnati in progetti di ricerca che richiedono fasi di sperimentazione su animali.
Ecco l’intervento di Elena Cattaneo.
Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché vorrei denunciare un nuovo, vergognoso atto di intimidazione nei confronti dei nostri ricercatori. In questo caso si tratta del professore Luciano Fadiga, neurofisiologo dell’università di Ferrara, che questa mattina, andando nei suoi laboratori (lui è uno degli scopritori dei neuroni specchio), si è trovato delle scritte sui muri in cui viene definito assassino, per via della sua attività di ricerca che implica sperimentazione animale. Sui muri dell’università di Ferrara ci sono scritte inneggianti a bruciare i laboratori nel nome del benessere animale.
Questa azione ricorda quella che è successa solo poche settimane fa ad altri ricercatori, al professor Marco Tamietto dell’università di Torino e a Luca Bo Offnini dell’università di Parma, i quali sono stati autorizzati e finanziati per la loro idea e le loro progettualità; lavorano nell’ambito delle regole, ovviamente, e lavorano nell’ambito della legge; studiano per noi, sperimentano per noi nel contesto di progetti che si prendono cura anche dell’eticità, non solo della sperimentazione in generale, ma anche della sperimentazione animale.
Credo davvero che abbiamo la responsabilità politica di difendere la ricerca dei nostri studiosi, di difendere i diritti dei malati da chi vorrebbe fermare la ricerca e vedere i nostri laboratori bruciare. Noi vogliamo che i nostri studiosi restino in Italia a ricercare e studiare per noi; possiamo farlo come legislatori, possiamo davvero farlo in concreto contro ogni retorica adeguando la nostra legislazione alla direttiva europea sulla sperimentazione animale, una direttiva nata dopo un lungo lavoro. Intorno a quel tavolo per anni ci sono stati tutti gli stakeholder ed hanno elaborato una direttiva – da noi ancora non recepita in pieno – che rispetta l’eticità della ricerca e dei suoi obiettivi e che fa sì che non un ratto in più, ma neanche uno in meno, venga utilizzato nelle ricerche dei nostri studiosi per consegnare al mondo un risultato in più, un avanzamento verso una determinata cura.