Nel discorso tenuto in Senato in occasione della discussione sulla fiducia al governo Conte II, Elena Cattaneo ricorda la necessità che le istituzioni comprendano e riconoscano appieno il valore del sapere, della scienza e della ricerca scientifica.
Ecco il testo integrale del discorso della Senatrice Cattaneo.
“Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, Sottosegretario, onorevoli colleghi, intervengo per argomentare il mio voto di fiducia al nascente Governo. È una fiducia che ho scelto di dare prendendo in considerazione due aspetti, il primo dei quali è di contesto e riprende quanto autorevoli colleghi hanno già segnalato, cioè la necessità che al Paese venga evitato di affrontare una campagna elettorale con una difficile sessione di bilancio alle porte. Ne ho compreso i rischi e le possibili conseguenze, quindi ritengo mio dovere contribuire a evitare ai cittadini i costi di una tale incertezza politica ed economica, non contrastando alcuna compagine governativa che oggi si fosse presentata per la prima fiducia.
Il secondo aspetto è di merito e ha a che fare con il significato letterale dell’espressione “dare la fiducia”. Riguarda un impegno che considero cruciale per dare un futuro di benessere e di libertà al Paese, cioè l’investimento in istruzione, cultura e ricerca. Con riferimento alla legge di bilancio per il 2020, nel primo punto del programma di Governo figura l’incremento della dotazione delle risorse per scuola, università e ricerca. A parole, dunque, le politiche su ricerca e istruzione assumono una rinnovata centralità. Su questa base con il mio voto vorrei contribuire ad alimentare un rapporto fiduciario tra il Parlamento e il Governo, affinché questo impegno si realizzi davvero. Su dispersione scolastica, diritto allo studio, ricerca di base, ad esempio, si potrebbe cominciare a lavorare da subito.
L’urgenza, tuttavia, non è solo nelle risorse: di pari importanza sono le regole per la loro distribuzione.
Ebbene, fintanto che in Italia vi saranno idee e ricerche finanziate a prescindere dal loro valore, con denaro pubblico assegnato per legge e senza competizione, si alimenterà una profonda ingiustizia, oltre ad un cattivo uso delle risorse destinate alla ricerca. Anche da questo, gentile Presidente, i giovani fuggono e altri non ne arrivano dall’estero, perché vanno o restano nei Paesi dove la valutazione delle idee è sempre comparativa, scientifica e nel merito.
Le regole e le procedure per invertire questa tendenza sono internazionalmente note e sperimentate, ma devono stare in una casa di cristallo, un’agenzia per la ricerca che agisca successivamente alla decisione politica relativa agli obiettivi su cui investire e che, tramite bandi competitivi e tempi certi, garantisca a tutte le idee l’accesso egualitario e trasparente alle risorse pubbliche per raggiungere quegli obiettivi, impedendo in modo netto ogni confusione di ruoli, ogni contiguità, ogni affiliazione ideale e ogni negoziazione diretta tra la politica e i singoli studiosi o gruppi di studiosi, cordate o istituzioni.
Signor Presidente, siamo rimasti pressoché gli unici in Europa a non avere un’agenzia per la ricerca: anche la Grecia l’ha istituita nel 2016. È perciò incoraggiante notare che la proposta di un’agenzia per la ricerca sia presente nel programma di questo Governo come lo era in quello del precedente. Si potrebbe cominciare immaginandola dedicata ad alcuni specifici settori.
Risorse, dunque, ma soprattutto regole.
Vi è, infine, un’urgenza, premessa di tutte le altre: è un’urgenza culturale e riguarda il riconoscimento che le istituzioni sapranno dare al sapere, all’importanza dello studio, alle evidenze accertate e accertabili con metodo scientifico, così come la necessità di affrontare temi importanti come la salute, l’ambiente, il clima e l’agricoltura con serietà, senza affidarsi a propaganda, a pubblicità, a scelte ideologiche, riflettendo attentamente, quindi, sulla sostenibilità reale di quanto in questi settori e in altri viene finanziato con risorse pubbliche. Il rispetto per le prove della scienza deve valere in ogni ambito, perché il metodo della scienza non è à la carte, altrimenti deragliamenti e incomprensioni, forieri di sciagure, saranno sempre dietro l’angolo.
Signor Presidente, la condanna che l’Italia ha ricevuto dalla Commissione europea per la sciagurata gestione della Xylella in Puglia non è che l’ultimo triste monito.
Credo che vi sia un campo di prova minimo cui il Governo è chiamato: per esempio, l’astenersi dallo smontare la preziosa legge sui vaccini, ma anche la necessaria tutela del lavoro e della sicurezza dei nostri ricercatori. Agli studiosi chiediamo di non fuggire all’estero, ma poi li mettiamo a dura prova per quanto riguarda, ad esempio, il loro delicato impegno etico sulla sperimentazione animale, ostacolandola e disconoscendone l’importanza, mentre traiamo beneficio da ogni scoperta ottenuta grazie ad essa.
Lo stesso campo di prova minimo riguarda anche la necessità di non avallare con risorse pubbliche pratiche mediche prive di base scientifica oppure pratiche agricole fondate sull’esoterismo o sulle favole, belle, ma impossibili. Sarebbe un auspicabile cambio di paradigma verso un nuovo patto sociale costruito su politiche basate sulle prove.
Concludo sottolineando che il mio voto di fiducia oggi non è incondizionato, né organico alla maggioranza: sarà legato di volta in volta ai singoli temi, alla credibilità e al rigore scientifico che il Governo assumerà nell’esercitare la sua funzione.
Come in passato, continuerò al meglio delle mie capacità e conoscenze a servire il Parlamento, il Governo e il Paese, con il doppio ruolo di cui sono investita, offrendo e discutendo con tutti coloro che ne avranno interesse le prove e i dati che il metodo della scienza ci consegna, senza nulla concedere a visioni ideologiche del mondo.
Con questo concludo, non prima di aver augurato buon lavoro a lei, signor Presidente, e al suo Governo”.