Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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I miei libri necessari – Da D di Repubblica del 4 maggio 2024

Nel suo editoriale sull’inserto D di Repubblica di sabato 4 maggio, Elena Cattaneo, prendendo spunto dal proprio contributo al volume collettaneo “La biblioteca di Raskolnikov” pubblicato da Einaudi poche settimane prima, riflette sul profondo legame tra lettura e coscienza civile.

Ecco l’editoriale della senatrice Cattaneo.

Reading Rhythms sembra essere l’appuntamento socio-culturale del momento tra i newyorkesi. Si tratta – scriveva su queste pagine Micol Passariello lo scorso 30 marzo – di un “party letterario” la cui formula prevede, in un ambiente pubblico accogliente, l’incontro di più persone che – spenti i cellulari e lontano da altre fonti di distrazione – leggono in silenzio per un’ora un libro di loro scelta e, al termine, si scambiano impressioni e consigli di lettura con gli altri invitati. I partecipanti, quindi, hanno la possibilità di conoscersi e confrontarsi attraverso i testi degli scrittori, di cui hanno scelto di scoprire storie, passioni e idee.

Quel che mi ha colpito di questa notizia è come la normalità della lettura e della sua condivisione abbia finito per diventare tanto estranea dal nostro quotidiano da poter essere riproposta come un format innovativo, a cui – leggo – si è disposti a fare la fila per partecipare. Eppure, già nell’Europa illuminista di inizio ‘700 il Caffè letterario era il luogo prediletto di confronto su attualità, arte e letteratura, e ancor oggi, passeggiando per le nostre città, non è raro imbattersi in caffè-librerie dove il richiamo al binomio pausa-ristoro e lettura è quantomeno suggerito. Quanti di noi, poi, ne approfittano davvero? Io stessa, lo confesso, lo faccio di rado, benché spesso, prima di una lectio o di parlare a un convegno, o nell’attesa di un volo o di un treno, cerchi rifugio col mio pc in qualche bar, per completare una presentazione o rivedere un grafico sorseggiando un caffè.

Chi con la lettura ha una consuetudine, anche minima, sa quanto sia naturale confrontare, assimilare, rielaborare e condividere le idee che si incontrano nei libri. Ma delle letture altrui, delle emozioni che queste hanno suscitato, capita davvero raramente di avere idea e cognizione, quasi che, nel passare da un semplice “cosa stai leggendo?” a un più circostanziato e incuriosito “quali letture ti hanno colpito, formato, segnato di più?”, si chiedesse all’interlocutore di rivelare aspetti intimi del proprio io.

Credo in effetti che questa domanda, anche posta a sé stessi, sia un esperimento utile per conoscersi meglio, un “gioco” straordinariamente utile per mettere a fuoco chi si è davvero e per quali strade culturali lo si è diventati. Recentemente sono stata coinvolta in una simile “autoanalisi letteraria”, per me insolita, dalla casa editrice Einaudi, sotto la specifica lente dei libri che hanno portato a definire la mia “identità democratica”. L’esito di questa riflessione è contenuto, insieme ai contributi di Luciano Canfora, Franco Cardini, Anna Foa, Nicola Lagioia, Marco Revelli, Aldo Schiavone e Gustavo Zagrebelsky, nel volume a cura della giornalista Simonetta Fiori intitolato “La biblioteca di Raskolnikov – Libri e idee per una identità democratica”.

Il mio contributo è forse il più eccentrico rispetto a quelli dei colleghi umanisti, sicuramente più attrezzati nell’individuare i libri basilari per orientarsi nella complessità del presente rispetto alle sfide delle democrazie contemporanee, ma quel che voglio condividere è la meraviglia – e quindi il valore intrinseco – di guardare alla ricchezza, densità ed eterogeneità di percorsi di lettura che convivono, l’uno a complemento insospettabile dell’altro, in un volume concepito a partire da un quesito unico per tutti. Ezio Mauro, a commento del libro, ha osservato come sia “chiaro concludere che una “biblioteca democratica” non c’è, ci sono piuttosto biblioteche personali di formazione dove confluiscono eredità familiari, ribellioni generazionali, sperimentazioni occasionali, in cui si riconosce l’ansia di sapere, il bisogno di capire e soprattutto la voglia di conoscere che ha investito gli Anni Sessanta, e che dura anche in questi anni del disincanto. Per questo ognuno di noi, letto il libro, ne aggiungerà altri”.

Credo che Mauro colga nel segno quando richiama la pluralità – irriducibile, aggiungo – di biblioteche, di percorsi di lettura possibili e accessibili a ciascuno, utili alla formazione di una coscienza civile e democratica. Del resto, da scienziata, senza i libri, i più vari che nella vita mi hanno accompagnata, talvolta scossa e spesso appassionata, mi mancherebbe molta parte di quella che oggi è la mia identità culturale, personale e professionale; sicuramente mi mancherebbero gli strumenti cognitivi essenziali per l’esercizio di una piena cittadinanza necessaria alla vita civile di un Paese che della partecipazione democratica ha un continuo e pressante bisogno”.

A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.