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I finanziamenti pubblici “a cascata” per la ricerca – Dal Messaggero del 29 giugno 2020

Sul Messaggero del 29 giugno la senatrice Cattaneo torna a occuparsi della ricerca pubblica e dello Human Technopole di Milano, per chiarire alcuni ulteriori aspetti della questione a seguito di una lettera del presidente della Fondazione HT, Marco Simoni, pubblicata sul quotidiano il 25 giugno, in risposta al precedente articolo della senatrice.

Ecco il testo della replica di Elena Cattaneo:

Gentile direttore,

a seguito della lettera del presidente della Fondazione Human Technopole (HT), Marco Simoni, pubblicata sul quotidiano lo scorso 25 giugno in risposta a un mio precedente articolo, credo opportuno, a beneficio dei lettori, chiarire quanto segue:

1) La mia affermazione relativa alle ricerche di HT finanziate “a prescindere” faceva riferimento al fatto, incontestabile, che la legge di Bilancio 2017 abbia assegnato arbitrariamente ingenti fondi pubblici, garantiti ogni anno e per sempre, a quel singolo ente milanese nato senza la competizione, la trasparenza e le consultazioni previste dalle migliori pratiche internazionali. È questo “peccato originale” a rendere i progetti dei ricercatori, attuali e futuri, di HT “finanziati con denaro pubblico a prescindere” da quanto siano meritevoli e validi rispetto ai progetti che si svolgono fuori da HT, con cui non dovranno confrontarsi né competere. In altre parole, la mia valutazione è riferita al convincimento secondo cui le risorse pubbliche non andrebbero impiegate per finanziare “a cascata” i progetti di ricerca di un ente, senza verificare se le idee al di fuori di quell’ente costrette a convivere con scarsissime risorse, siano migliori.

2) Dal presidente Simoni si apprende che il Consiglio di Sorveglianza considera “missione dello Human Technopole” di Milano quella di costruire un hub per le scienze della vita con tecnologie aperte ai ricercatori esterni ad HT. Sarebbe opportuno, per un ente di diritto privato che beneficia a regime di 140 milioni/anno di risorse pubbliche, rendere partecipi i cittadini di decisioni simili attraverso documenti ufficiali conoscibili e consultabili online, come i verbali della o delle riunioni del Consiglio in cui sarebbe stata deliberata questa essenziale funzione. Funzione primaria che, se deliberata, è rimasta pressoché ignota anche allo stesso Direttore scientifico della Fondazione, Iain Mattaj, almeno fino al 28 novembre 2019, quando erano già stati depositati in parlamento più emendamenti trasversali volti a promuovere la nuova missione nazionale di HT poi approvata nella legge di Bilancio. Fino a quella data, infatti, nelle affermazioni rese dal direttore durante le sue presentazioni di HT agli accademici (e a cui ho assistito), la presunta apertura era esclusivamente “where possible“, ove possibile. La Legge di Bilancio invece trasforma una “possibilità-concessione”  in un diritto certo di accesso competitivo dei ricercatori italiani alle piattaforme tecnologiche di HT e alle risorse pubbliche assegnate all’ente destinate a tale scopo.

3) Le indicazioni della Legge di Bilancio 2020 circa la nuova missione della Fondazione HT non hanno solo aggiunto chiarezza e certezza ad un indirizzo del Consiglio di Sorveglianza – indirizzo tuttora non conoscibile dal sito dell’ente – ma, nell’assegnare all’HT di Milano la missione di polo scientifico infrastrutturale accessibile per diritto ai ricercatori di tutto il Paese, stabiliscono di destinare a questa missione “la parte maggioritaria delle risorse disponibili”. Senza questo intervento normativo, vi sarebbe stata molta incertezza riguardo al grado e ai modi con cui declinare quell’apertura. La legge, ancora oggi ignorata dal sito web di HT, è invece estremamente chiara al riguardo, ponendo anche paletti stringenti rispetto all’utilizzo delle risorse. Il Parlamento ha infatti stabilito che la funzione di apertura nazionale di HT sia regolamentata da una Convenzione da siglare entro l’anno tra la Fondazione e i Ministeri fondatori. La Convenzione è l’unico strumento cui secondo legge spetta stabilire le modalità per garantire “l’uso prevalente”, da parte di tutti i ricercatori italiani, delle piattaforme tecnologiche nazionali che, a valle di una consultazione pubblica, andranno costruite all’interno di HT, nonché le procedure di accesso a tali infrastrutture e l’ammontare della parte maggioritaria delle risorse assegnate alla Fondazione che andrà destinata a questa missione. Sempre in questa sede si potrà, fra l’altro, decidere come riservare una cifra congrua anche alle idee brillanti e ambiziose dei tanti giovani ricercatori e dottorandi che popolano i nostri dipartimenti, centri di ricerca e IRCCS, affinché possano accedere, con copertura totale delle spese, alle piattaforme nazionali HT per svolgere la parte tecnologica dei loro progetti, e , se lo vorranno, acquisire le competenze necessarie ad operare con strumenti e tecnologie all’avanguardia.

Certamente in nessun modo la legge, nel definire la missione nazionale della Fondazione HT, prevede di configurarla come “agenzia di finanziamento” o intermediario nella cessione di risorse pubbliche a laboratori di altri enti presenti nel Paese, funzione che invece sembra delinearsi alla luce della notizia relativa ai “bandi” deliberati dal Consiglio di Sorveglianza, annunciati da ultimo dal presidente Simoni. Bandi che non solo non potranno ricondursi alle risorse vincolate alla Convenzione, ancora da sottoscrivere, ma anche contraddittori rispetto alla finalità di un intervento legislativo che, in discontinuità con il passato, non vuole costruire una “nuova rete di scienziati intorno ad HT” ma promuovere la libertà di ricercare e il diritto di competere, ognuno a proprio nome, per conquistare risorse pubbliche, liberando il potenziale degli scienziati del Paese, dal Nord al Sud, anche attraverso le future piattaforme tecnologiche nazionali HT, senza vassallaggi o cordoni ombelicali di sorta.

Elena Cattaneo
Docente della Statale di Milano e Senatrice a vita

A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.