Sul Sole 24 Ore di sabato 15 gennaio, Elena Cattaneo replica ad un articolo di due giorni prima in cui si sosteneva che un “cavillo burocratico” “bloccasse” la quota maggioritaria delle risorse pubbliche che la Fondazione Human Technopole riceve. In realtà, sottolinea la senatrice, è la dirigenza del tecnopolo milanese ad aver ignorato che la legge 160/2019 vincola quelle risorse all’implementazione in HT di piattaforme tecnologiche nazionali al servizio dell’intera comunità scientifica.
Ecco l’articolo della senatrice Cattaneo:
Caro direttore,
in riferimento all’articolo “Human Technopole, 60 milioni congelati dagli iter burocratici“ pubblicato giovedì 13 gennaio, vorrei condividere informazioni utili a chiarire alcuni elementi di confusione che, immagino per necessità di sintesi e parzialità di fonti, hanno suggerito ai lettori del Sole24Ore l’idea che la Fondazione Human Technopole (HT) sia ostacolata nei suoi fini e obiettivi di ricerca da un “cavillo burocratico che dovrà trovare soluzione”. Semmai si potrebbe raccontare della pervicace volontà di HT di ignorare la disciplina introdotta nel 2019 con un mio emendamento, approvato all’unanimità, alla legge di Bilancio. Da quel momento la Fondazione si è trasformata da soggetto chiuso e privilegiato, beneficiario – senza competizione – di risorse pubbliche abnormi, a ente che, con la parte maggioritaria delle risorse che riceve dallo Stato, assume una missione di apertura e supporto per tutta la comunità scientifica nazionale. Quell’intervento normativo, osservava la Corte dei Conti nel 2020, “ha novellato, in modo significativo, il quadro di azione di HT”.
La legge 160 del 30 dicembre 2019 ha infatti stabilito che una “quota maggioritaria” (quindi almeno il 50,1%) delle risorse pubbliche annualmente assegnate ad HT (122 milioni per il 2021, 133,6 per il 2022, 140/anno a decorrere dal 2023) sia destinata alla realizzazione e al mantenimento di Piattaforme Nazionali (PN) sulle scienze della vita, infrastrutture tecnologiche all’avanguardia ‘del Paese e per il Paese’, individuate tramite una consultazione pubblica, secondo le modalità stabilite da una “apposita Convenzione” da sottoscrivere – come avvenuto – entro il 31 dicembre 2020 tra HT e i tre Ministeri fondatori (MEF, MUR e Salute).
Risulta dunque difficilmente comprensibile come gli organi di HT abbiano potuto predisporre e definitivamente approvare, nel dicembre 2020, un piano strategico pluriennale per il periodo 2020-2024 che non tenesse conto, neanche in ordine ai macro-impegni di spesa, del vincolo della quota maggioritaria delle risorse alle finalità previste dalla legge 160/2019, varata ben 12 mesi prima. La quota è stata poi fissata nel 55% dalla Convenzione, che era alla firma nello stesso dicembre 2020 in cui HT approvava il suddetto Piano strategico 2020-2024, ignorando sia la legge 160/2019 che la Convenzione stessa. Questa duplice “dimenticanza” si è tradotta nell’azzardo di impegnare l’intera disponibilità finanziaria di HT fino al 2024 alla realizzazione di finalità e scopi interni all’ente.
Da nessuna parte, infatti, detto Piano, pubblicato sul sito di HT nel gennaio 2021, fa riferimento al fatto che, per le proprie finalità interne, l’ente ha a disposizione esclusivamente la quota residua rispetto a quella “maggioritaria” vincolata per legge, come specificata dalla Convenzione. Eppure, a partire dal 2021, le risorse destinabili al Piano strategico 2020-2024 interno di HT non possono essere altre che quelle ricomprese nel 45% del finanziamento pubblico che HT riceve ogni anno dallo Stato – oltre al considerevole residuo maturato dal 2016.
In questo contesto le lamentazioni circa un supposto “cavillo burocratico” (un modo ben strano per definire la legge e la Convenzione) appaiono come lacrime di coccodrillo, nella misura in cui si cerchi di far passare l’idea che vi siano risorse ‘ingiustamente’ bloccate. L’aver proceduto, fino ad oggi, a pianificare investimenti e attività come se Convenzione e legge non esistessero, con i rallentamenti del caso, non può essere il paradossale argomento per sostenere, anche a mezzo stampa, la richiesta (incompatibile con la disciplina vigente) che i ministeri vigilanti, a partire dal MEF, possano autorizzare HT a distogliere, per le proprie finalità scientifiche o immobiliari, risorse che la legge vincola ad altro.
Il 2022 è l’anno clou per HT: in primavera ci si attende che il Comitato Tecnico abbia concluso l’iter previsto per l’identificazione delle PN, a valle della partecipatissima consultazione pubblica della comunità scientifica oggi in corso, per poi procedere alla progettazione della loro costruzione e funzionamento. L’auspicio è che la dirigenza presente e futura della Fondazione (è notizia di martedì scorso la nomina alla Presidenza di EUR Spa dell’attuale Presidente di HT) sappia realizzare la nuova missione dell’ente dando quel colpo d’ala, fino ad oggi mancato, in grado di alimentare le enormi potenzialità di crescita – grazie a risorse pubbliche e regole adeguate – del sistema della ricerca nelle scienze della vita del Paese.