Sul Resto del Carlino di domenica 27 settembre, Maddalena De Franchis intervista la senatrice Cattaneo in occasione della sua presenza a Rimini.
Ecco l’intervista a Elena Cattaneo
Docente di Farmacologia all’Università Statale di Milano e studiosa nota in tutto il mondo per le sue ricerche sulla grave malattia genetica neurodegenerativa nota come Corea di Huntington, Elena Cattaneo è stata nominata nel 2013 senatrice a vita dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In questo ambito è impegnata nel dibattito parlamentare e pubblico per la promozione delle competenze e del sapere scientifico. Questa mattina è a Rimini ospite del Rotary a palazzo Buonadrata.
Senatrice, l’umanità si sta confrontando con un’emergenza sanitaria di cui ancora non si intravede la fine. Quale lezione dobbiamo imparare dalla pandemia di Covid-19?
Di fronte al minuscolo patogeno che ha messo in scacco il mondo, tutti noi abbiamo modificato radicalmente la nostra quotidianità in un gigantesco esperimento planetario. Un cambiamento improvviso, che ha messo a dura prova relazioni, priorità, abitudini. Ma la vera lezione è che la mancanza di conoscenza può generare tragedie, divisioni e sofferenze.
Che intende dire?
Di fronte a simili minacce non possiamo lasciare spazio all’improvvisazione, e ancora meno a credenze, oroscopi e approcci alternativi. Dobbiamo guardare con fiducia ai metodi e alle opportunità di cui abbiamo la fortuna di disporre, nel 2020, in questa parte del mondo. Dobbiamo guardare alla medicina basata sulle evidenze, dati ed esperimenti in una lotta contro il tempo per accumulare conoscenza e arrivare al vaccino. Per essere preparati alle emergenze dobbiamo coltivare la scienza in tempo di pace, studiare e fare ricerca con risorse adeguate e costanti.
Qual è il ruolo della scienza?
Il metodo scientifico è l’unico che permette di indagare l’ignoto, con esperimenti razionali, basati su ipotesi solide, da verificare al bancone del laboratorio. La scienza non fornisce soluzioni a comando, non può essere chiamata in causa per dare “certezze” quando fa comodo. Sono migliaia gli studiosi che faticano, si impegnano e sperimentano per cercare di comprendere fenomeni sconosciuti e spaventosi – come, ad esempio, una malattia oggi priva di cura. La consapevolezza che tale impresa conoscitiva sia in atto ogni giorno, nel mondo, può aiutare la società a rapportarsi più serenamente con l’incertezza della condizione umana, ma anche con la forza delle conquiste scientifiche di cui tutti beneficiamo.
In un’epoca di fake news come possono, gli uomini e le donne di scienza, riuscire a farsi ascoltare?
Oggi, mentre Sars-Cov-2 rimette in discussione gran parte di ciò che avevamo sempre dato per scontato nella nostra quotidianità, ci si rivolge alla scienza per orientarsi. È responsabilità degli studiosi, ora “sotto i riflettori”, rispondere senza esitazioni e affermare la forza della scienza e della medicina che in pochi mesi hanno messo in campo uno sforzo conoscitivo senza precedenti.
A Rimini, oltre ai movimenti No vax e No mask, è emerso anche quello dei No gel, che ha diffidato alcune scuole cittadine dall’imporre l’uso dei gel igienizzanti – a loro parere cancerogeni – ai propri figli. Come si possono arginare tali fenomeni?
I numeri dimostrano che i gruppi estremisti anti-scienza, benché rumorosi, rappresentano una piccola minoranza. Esisterà sempre uno “zoccolo duro” di persone che è impossibile, e anzi dannoso, cercare di riportare alla realtà. Pur di non cambiare idea di fronte all’evidenza, infatti, possono radicalizzarsi ancor di più sulle proprie superstizioni. Si può agire, invece, sulle persone “esitanti”, confortandole con dati e prove rigorosamente verificati: in tal modo, si può far comprendere loro che i rischi derivanti dal rifiutare, ad esempio, di portare la mascherina sono ben più concreti rispetto a eventuali pericoli che derivino dall’adottare responsabilmente quei giusti comportamenti di salute pubblica.