Su un numero del settimanale “Grazia” dedicato alle discipline STEM, la giornalista Letizia Magnani intervista la senatrice Cattaneo sull’importanza dello studio di queste e altre materie per l’emancipazione e il miglioramento delle condizioni di vita delle donne e di tutta la società.
Ecco l’intervista di Letizia Magnani a Elena Cattaneo.
Con i suoi studi sulla malattia di Huntington e il sistema nervoso, Elena Cattaneo ha lasciato il segno, Farmacologa, biologa, accademica, dal 2013 è senatrice a vita. Anche in Senato si è battuta per il metodo scientifico, il suo faro, e perché le “fake news”, le notizie false sui social e in Rete, venissero fermate. «Studiare è fondamentale per emanciparsi e anche le Stem aiuteranno le ragazze nella realizzazione», dice riferendosi alle materie scientifiche e tecnologiche.
Perché queste materie sono così importanti?
È fondamentale studiare, al di là dalla materia. Lo studio è motore di emancipazione, ancora di più per le donne, che sono state tenute ai margini della vita pubblica per secoli, limitandone l’accesso all’istruzione. Le materie scientifiche educano a esercitare lo spirito critico con il metodo, fatto di prove ed errori. È importante che tante ragazze scelgano Stem: abbiamo bisogno di ampliare i modelli di riferimento, che mi auguro aiuteranno le ragazze a realizzare le proprie potenzialità.
Come avvicinare le giovani al mondo della scienza?
Con Unistem, il Centro studi sulle cellule staminali dell’Università Statale di Milano, dal 2009 al 2019 (speriamo di riprendere post-pandemia) abbiamo organizzato eventi per studenti: tra questi, ogni anno, l’Unistem Day. È una giornata dedicata alla divulgazione scientifica, con l’obiettivo di far conoscere ai giovani i tanti volti della ricerca e avvicinarli al mondo scientifico, che crea curiosità, ma che spesso si conosce poco.
Per lei è stato difficile affermarsi?
Di scorrettezze ne ho viste anche a prescindere da questioni di genere, soprattutto quando mi sono sentita proporre, o ho visto mettere in campo, da parte di altri, compromessi e omissioni, che il mio modo di intendere la scienza e il mio ruolo non mi avrebbero mai permesso di accettare. Ho denunciato e continuo a farlo. Ogni studioso ha la responsabilità pubblica del proprio ruolo.
Per una donna è complicato conciliare vita pubblica e privata? Lei come ci è riuscita?
«Conciliare le aspirazioni professionali e la propensione a crescere una famiglia si deve fare, con ogni energia, costruendo, insieme, una famiglia complice in cui nessuno debba sentire di dovere mettere da parte le proprie aspirazioni. Una donna può essere ricercatrice, docente, avere ruoli apicali e insieme avere famiglia e figli. Può andare all’estero, tornare a casa la sera tardi, facendosi aiutare quando ne ha bisogno. Non è facile, soprattutto per le giovani madri, ma vale la pena provarci, con ogni energia, per non avere rimorsi. Il proprio modello ideale di vita non si materializzerà all’istante, non sarà perenne, ma ogni giorno lo si può crescere e migliorare.
Perché molte persone non si fidano della scienza?
La nostra società sconta la poca familiarità con il metodo scientifico. Con la pandemia, molti cittadini, spaventati da una situazione inedita, si sono rivolti alla scienza per avere certezze, ma la scienza non è un oracolo, bensì un metodo che procede per prove ed errori. La comunicazione su questi temi sia accessibile, ma resti rigorosa, e non si limiti ai successi, ma racconti la fatica, il coraggio, i fallimenti che scandiscono le tappe del percorso verso nuove conquiste.
È dunque interesse delle donne affermarsi nelle scienze?
La scienza è futuro, poiché indaga su quello che ancora non conosciamo, spingendo sempre un po’ più in là la frontiera della conoscenza. Mi piace pensare che la parola si declini al femminile non per caso. Una società che riconosca il valore della partecipazione delle donne al mondo del lavoro e favorisca la formazione delle giovani sarà innovativa, perché capace di affrontare il futuro con ogni sensibilità, intelligenza e risorsa, contribuendo direttamente a plasmare il domani anziché subirlo passivamente.
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