Su D di Repubblica del 28 settembre, Elena Cattaneo racconta la storia di uno dei più famosi preparati omeopatici, Oscillococcinum, e degli “oscillococci” da cui ha origine il suo nome: corpuscoli che un fisiologo francese, un secolo fa, aveva creduto di identificare al microscopio, ma che in realtà erano semplici bolle d’aria.
Ecco l’articolo della Senatrice Cattaneo:
“Siamo in autunno e i più previdenti fra noi staranno già pensando come prevenire l’influenza, soprattutto se in famiglia ci sono bambini o soggetti a rischio. Purtroppo non tutti si affideranno al vaccino (sicuro e efficace), cercando rimedi “alternativi”. Uno fra questi ha una genesi talmente bizzarra che merita di essere conosciuta e raccontata a chi vuole investirvi soldi e speranze.
Tutto ha inizio da alcune bolle d’aria. Un secolo fa un fisiologo francese, osservandole al microscopio attraverso un vetrino probabilmente preparato male, le scambiò per sconosciuti batteri responsabili di una pericolosa malattia. Joseph Roy notò quei corpuscoli sferici che “oscillavano” nei campioni di sangue prelevati da pazienti con l’influenza spagnola. Iniziò quindi a ipotizzare che fossero i patogeni responsabili della malattia e diede loro un nome: “oscillococci”. Li ritrovò poi nel sangue di pazienti con diverse patologie, tumori compresi, e anche nei campioni di cuore e fegato di una specie di anatra. Pensò quindi, secondo un ragionamento analogico tipico del pensiero magico, di estrarre quei corpuscoli dall’animale e, ispirandosi ai principi dell’omeopatia per cui il simile cura il simile, di utilizzarli come rimedio per diverse malattie.
Vissero, quindi, tutti sani, felici e contenti? Purtroppo no. Perché in questa favola manca una protagonista fondamentale, la scienza. Grazie a strumenti migliori e tecniche sempre più precise (ne bastarono pochissime), infatti, si è potuto verificare che gli oscillococci altro non erano che bolle d’aria. In altre parole, il batterio che Roy credeva di avere scoperto, semplicemente non esiste.
La storia di quelle bollicine ha “ispirato” uno dei prodotti omeopatici più diffusi, l’Oscillococcinum, attualmente in commercio sotto forma di globuli e consigliato a bambini e adulti per il trattamento e la prevenzione delle influenze invernali. La dose consiste in una goccia della sostanza ritenuta curativa, diluita in 99 gocce d’acqua per 200 volte. Al pari degli altri omeopatici, dopo la diluizione non resta traccia del “principio” di partenza (o vi è solo in quantità infinitesimali) e il prodotto è privo di evidenze terapeutiche.
L’Haute Authorité de Santé, l’autorità sanitaria francese, ha confermato di recente l’assenza di prove scientifiche qualificate che dimostrino l’efficacia di questi preparati; la Francia – patria mondiale della produzione omeopatica – ha così stabilito di eliminare i rimborsi per l’acquisto di omeopatici a partire dal 2021. Il National Health Service britannico ha revocato i fondi a tali “cure” già nel 2017, mentre la Spagna è impegnata affinché i prodotti privi di prove scientifiche di efficacia non siano più chiamati medicinali.
E l’Italia? Secondo una stima del Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (GIMBE), spendiamo circa 50 milioni di euro all’anno per le detrazioni Irpef di omeopatici e altri prodotti la cui efficacia non è riscontrata da evidenze scientifiche. Per fortuna abbiamo i nostri ricercatori: grazie ad alcuni di loro si è scoperto che i dati pubblicati nel settembre 2018 sulla rivista Scientific Reports circa l’efficacia terapeutica di un preparato omeopatico erano falsi. Anche quella, come gli “oscillococci” di Roy, una fantasiosa bolla. Che si sgonfia quando in campo entra la scienza”.
A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.