Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
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Un nuovo impegno europeo per orientare il nostro futuro – Dal Corriere della Sera del 5 maggio 2019

Dalle colonne del Corriere della Sera, i Senatori a vita, uniti, lanciano un appello a un nuovo impegno istituzionale in sede europea, ciascuno riportando aspetti del proprio vissuto professionale legato all’UE e alle possibilità offerte da uno spazio comune che integra e completa le culture nazionali.

Ecco il testo dell’articolo cofirmato dai cinque Senatori a vita Cattaneo, Monti, Piano, Rubbia e Segre, nonché la nota del Presidente emerito Giorgio Napolitano. L’articolo è disponibile anche a questo link.

“Sono trascorsi quarant’anni dalla prima elezione diretta del Parlamento europeo e oltre sessanta dalla fondazione dell’Unione. Un tempo brevissimo, un battito di ciglia della storia, eppure sembra un’era geologica se si confronta il mondo di allora con il contesto geopolitico ed economico di oggi. In oltre mezzo secolo abbiamo sperimentato un modo inedito di “stare insieme” che, affondando le radici nella storia e nella cultura del vecchio continente, ha garantito decenni di pace, crescita e un sostanziale benessere che è impossibile non riconoscere. Recentemente assistiamo al rinascere dell’odio etnico, agli sciovinismi, a nazionalismi riemersi dalle ceneri del passato che stanno mettendo a dura prova la tenuta del progetto comune.

La geografia politica ha dovuto rivedere i propri confini portando nel dibattito pubblico nuovi interrogativi: l’Europa è ancora una buona idea? La comunità che qualcuno ha chiamato “civiltà europea” ha ancora valore? La diversità culturale, tratto distintivo assoluto, è ancora in grado di proteggere il patrimonio di bellezza e di umanità che ha accompagnato la nostra storia nella seconda metà del ‘900?

L’Europa oggi è chiamata alla sfida di sapersi fare forza delle difficoltà che la attraversano per maturare un rinnovato impegno per una casa comune. Noi tutti, partecipando al voto per il rinnovo del Parlamento europeo, potremo decidere in quale direzione orientare il nostro futuro. Per farlo è bene partire dalla posta in gioco, ragionando su cosa significhi oggi l’UE nelle nostre vite, senza dare nulla per scontato.

Come ricercatrice in biomedicina, grazie alle politiche di promozione della ricerca dell’Unione, ho toccato con mano l’incredibile opportunità di poter collaborare con studiosi che stanno in Germania, Francia, Belgio o Spagna. Ho imparato che insieme si possono costruire progetti di ricerca inimmaginabili per un singolo gruppo, per complessità e ambizioni, e improponibili ad un singolo stato, per entità e rischi. Ho capito come insieme possiamo contribuire a disegnare i prossimi dieci anni di ricerca europea per poi, ancora insieme, raccoglierne i frutti. Come ricercatori, di fronte alla fascinazione di nuove spinte isolazioniste non possiamo che mostrare l’evidenza dei pericoli che aprirebbe un tale scenario. Primi fra tutti l’irrilevanza scientifica e la limitazione culturale di auto-confinare la nostra attività all’angusto spazio del singolo stato-nazione. [Elena Cattaneo]

Da economista, noto che la UE funziona, tutela gli interessi europei ed è rispettata nel mondo se gli Stati, assegnandole un obiettivo, le danno le risorse e i poteri necessari. È così per la concorrenza, la moneta, il commercio estero, la ricerca. In altre materie decisive per i cittadini – fiscalità, migrazioni, politica estera, sicurezza – gli Stati assegnano compiti alla UE, ma non poteri. Ne conseguono inefficacia, recriminazioni, sfiducia. Passi avanti sono impossibili, se prevalgono le forze politiche che non vogliono lo sviluppo della UE. Esso giova ai cittadini e alle imprese; ma quelle forze lo temono, soprattutto perché le regole europee frenano gli abusi di potere, anche da parte di chi governa. Invocano la “sovranità” e la “nazione” ma, opponendosi ad un’Europa più forte, rischiano di rendere i nostri Paesi vassalli di potenze autoritarie extraeuropee.  [Mario Monti]

Io sono un architetto e penso che costruire l’Europa sia un po’ come costruire un edificio, o una città. Lo si fa pietra dopo pietra, con pazienza e molta costanza. E quando una pietra non è appoggiata bene, la si aggiusta, non si sospendono i lavori, tantomeno si butta giù il muro. La si adatta finché non trova la sua giusta collocazione e la sua stabilità. Questa è l’arte di costruire. Anche costruire la pace assomiglia a costruire una città, pietra dopo pietra. E l’Europa ha costruito la pace per quasi un secolo in un continente che è sempre stato dilaniato dalle guerre. Un’altra cosa hanno in comune costruire una città e costruire la grande casa degli Europei: è tutto nuovo e diverso, è un cambiamento. E tutti i cambiamenti richiedono energia, fiducia e un po’ di ottimismo. Difendiamo questa grande casa comune che è l’Europa. [Renzo Piano]

La ricerca scientifica è un’attività insostituibile, di immenso significato per il genere umano, non solo per aumentare la nostra capacità di comprendere il mondo che ci circonda, ma anche per migliorare le nostre condizioni materiali, la vita sociale e il benessere. La ricerca, inizialmente dovuta all’impegno isolato di pochi, è oggi un elemento trainante del progresso sociale ed economico della società nel suo insieme. Stiamo assistendo alla trasformazione progressiva verso un’economia “promossa dalla conoscenza”, di cui le scoperte scientifiche sono il motore. L’innovazione tecnologica che ne deriva sta seguendo lo stesso percorso. L’internazionalizzazione della scienza è quindi un elemento fondamentale per il nostro progresso. L’Europa è l’unità di grandezza minima e necessaria affinché le conquiste di libertà e benessere conseguite a caro prezzo dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale siano preservate. [Carlo Rubbia]

Come testimone della pagina più buia della storia del ‘900, ho visto crescere in Europa, dopo l’orrore dello sterminio di massa, uno spazio comune di persone riconosciute uguali in dignità e diritti. Io, che ho camminato sulle macerie fumanti di una terra di giustizia e libertà precipitata nel buio più indicibile, ho investito tutte le mie speranze di testimone della Shoah nel progetto etico dell’Europa unita. Da testimone ho voluto rompere il silenzio perché solo onorando e rispettando la memoria si mantiene in salute la democrazia. È compito della politica costruire una visione del futuro e non limitarsi ad amplificare gli umori popolari del momento. Niente unisce più di un nemico comune: modello di riferimento a cui dobbiamo opporci con forza. Assecondare odi e paure è il metodo più rapido per cambiare l’Europa. Rendendola peggiore. [Liliana Segre]

Le istituzioni repubblicane sono il nostro sistema immunitario, ma per funzionare vanno alimentate dalla linfa di una società consapevole delle delicate scelte di cui ogni giorno è depositaria, della cultura e della visione del mondo che intende coltivare. Chi ambisce a governare le istituzioni europee deve impegnarsi in un rinnovato slancio istituzionale teso a far sì che le legittime culture nazionali si completino proprio in sede europea, per individuare nuove soluzioni per i problemi di oggi e le sfide di domani; per i cittadini europei, per l’Europa, per noi tutti”.

Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia, Liliana Segre
Senatori a vita della Repubblica

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Dichiarazione del Presidente Emerito Sen. Giorgio Napolitano

“Apprezzo fortemente l’iniziativa dei Senatori a vita di rinnovare e ancor più intensamente motivare il loro impegno per una più assertiva ed unitaria Europa. La mia testimonianza non può che fondarsi sull’esperienza vissuta in seno al Parlamento europeo, come Presidente della Commissione Affari Costituzionali, in stretta cooperazione con i gruppi parlamentari costituitisi sulle più diverse combinazioni di forze secondo le regole statutarie. Scopo comune è stato sempre lo sviluppo del processo di integrazione e unità dell’Europa, rafforzando rappresentatività e poteri di tutte le istituzioni dell’Unione. In questa concezione condivisa del ruolo di pace, di crescita economica e di progresso sociale e civile dell’Europa, al di là delle specifiche esperienze e tendenze, hanno identificato la loro visione i Senatori a vita della Repubblica Italiana con l’appello che oggi viene lanciato in alternativa a posizioni regressive di stampo nazionalistico e populista”.

Giorgio Napolitano
Presidente emerito della Repubblica