Sull’inserto Salute di Repubblica, la senatrice Cattaneo tratta dell’omeopatia, sottolineando come, in assenza di prove scientifiche consolidate dell’efficacia dei “rimedi” omeopatici, e in presenza di solide evidenze scientifiche sulla loro inefficacia, bisognerebbe evitare la definizione “medicine” per tali preparati.
Ecco le parole di Elena Cattaneo su Repubblica Salute.
“Ripeto un concetto noto, già espresso da molti: la medicina è solo una, ha basi scientifiche e cresce e si perfeziona con i “chili di prove” pubbliche, visibili e verificabili che accumula, sperimentando anche su modelli animali e poi, in funzione dell’esito, sull’uomo. Di alternativo a questo c’è solo la non-medicina che, anche quando è solo acqua fresca, diventa rischiosa se usata al posto di trattamenti scientificamente validi. Le cronache ci ricordano che affidarsi a pratiche “alternative”, che sostituiscono o ritardano terapie validate, è stato causa di morti evitabili. Nel rispetto delle scelte di cura di ciascuno, rattrista apprendere della morte di una donna per un tumore al seno curabile o del decesso di un bambino perché “curato” con pratiche prive di evidenze terapeutiche.
Il tema – serissimo – sembra ormai chiaro anche agli attori della filiera del non-farmaco tanto che, anche in un vademecum diffuso quest’anno in occasione della giornata sull’omeopatia, si guardano bene dal definirla medicina “alternativa” insistendo sul termine “complementare”. Si tratta, leggo, di “un insieme di sistemi e metodi di prevenzione, diagnosi e cura” che – sottolineano – sono integrativi e non sostitutivi dei farmaci. Il ragionamento proposto suona più o meno così: per la febbre usa un antipiretico, “ma anche” un preparato omeopatico. Usa il paracetamolo per ridurre la temperatura dello stato febbrile, ma compra anche dello zucchero in globuli, che ti farà star meglio. Nota bene: il paracetamolo può essere usato da solo, ma non è vero l’opposto, il “complementare” non è in grado di curare lo stato febbrile se non assumi anche il paracetamolo.
Lo scorso 7 maggio ha fatto notizia un post sull’omeopatia pubblicata sul sito Dottoremaeveroche.it promosso dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici per rispondere ai dubbi dei cittadini in tema di salute. L’Ordine ricorda che “allo stato attuale non ci sono prove scientifiche né plausibilità biologica che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche” e che “nessuna patologia ottiene miglioramenti o guarigioni grazie ai rimedi omeopatici”.
Lo stesso Istituto Superiore di Sanità, recentemente, ha creato un portale contro le fake news in tema di salute (ISSalute.it). Cercando “omeopatia” si ottengono due risultati, il primo risponde alla domanda “l’omeopatia può essere considerata sicura?”, il secondo spiega perché è falsa l’affermazione per cui “le medicine alternative sono più sicure ed efficaci”. In entrambi i casi si sottolinea come l’omeopatia e le altre pratiche “alternative, complementari, non convenzionali” si basino su principi mai dimostrati scientificamente. Tutto quanto sappiamo, dalla fisica alla chimica alla biologia, esclude ogni presunta efficacia dell’omeopatia oggi indistinguibile dall’effetto placebo.
Il web è sicuramente uno strumento utile per valorizzare le informazioni ricevute da un medico. È tuttavia importante che le notizie relative alla salute siano cercate unicamente presso fonti ufficiali, di settore e accreditate.
Le non-medicine e le non-cure potevano “funzionare” nell’800, ai tempi di Hahnemann, il padre dell’omeopatia, quando non c’era nulla al di là di teorie. Negli anni ’50 del secolo scorso forse era ancora comprensibile, complice il passaparola e l’analfabetismo di intere fasce di popolazione, sentir dire che “tizio è guarito con il siero di Bonifacio” (a base di urine di capra) e di crederci. Non c’erano strumenti per saperne di più. Oggi l’ignoranza non è più giustificabile. L’informazione è a portata di mano e le istituzioni sanitarie sono impegnate nell’essere chiare e accessibili. Usare le parole giuste aiuta i cittadini a comprendere meglio la realtà. Per questo il Comitato nazionale di bioetica lo scorso anno ha chiesto di sostituire il termine “medicinale” con “preparato” nell’etichettatura e nel foglio illustrativo degli omeopatici e specificare che si tratta di un preparato con “efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate”. Finché li chiameremo “medicinali”, infatti, sarà più complicato ricordare a tutti che in questi casi non c’è prova di efficacia e appropriatezza”.
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