Alla fine di una campagna elettorale in cui si sono riaccese le polemiche sull’obbligo vaccinale, la Senatrice Cattaneo ricorda sull’inserto D di Repubblica che i numeri danno ragione a una politica vaccinale basata sull’intervento della legge.
“Paul (il nome è di fantasia) è preoccupato che il suo unico figlio, che vive con la madre, possa contrarre una malattia infettiva che potrebbe essere scongiurata con un vaccino. La madre del bambino, con cui ne condivide la custodia, è infatti contraria alle vaccinazioni e le autorità sanitarie non possono intervenire in mancanza di una legge che ne sancisca l’obbligo. Il particolare più interessante di questa storia è che Paul vive in un Paese, la Finlandia, dove la copertura vaccinale è alta, tale da assicurare la cosiddetta immunità di gregge. Nonostante questo, è deluso e frustrato e, forse, prova un po’ di invidia per l’Italia e gli altri Paesi dove la legge sull’obbligo vaccinale esiste.
La norma che nel nostro Paese lo ha reintrodotto per l’accesso a nidi, materne e scuole dell’obbligo è in vigore da quasi sette mesi. Finito il tempo delle polemiche che ne hanno accompagnato la discussione e poi l’approvazione, e mentre il dibattito si è riacceso in campagna elettorale, è ora il momento di iniziare a valutare gli effetti di quel provvedimento. E di capire se, come ha scritto di recente il New York Times in tema di vaccini, far cambiare opinione non è così importante se c’è una buona legge in grado di modificare i comportamenti.
La rivista scientifica Lancet ci dà una buona notizia. Tra i mesi di giugno e ottobre dello scorso anno, infatti, c’è stato un aumento dell’1% del vaccino esavalente, che assicura una copertura contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, haemophilus influenza di tipo B ed epatite B, e del 2,9% di trivalente, contro morbillo, parotite e rosolia. Ma, soprattutto, la rivista ci informa che il 30% dei bambini nati tra il 2011 e il 2015, che prima della legge non erano stati vaccinati, da quando il provvedimento è in vigore hanno ricevuto il vaccino. Vale a dire che un genitore su tre di quelli che avevano escluso, perché contrari, o ritardato, perché scettici e insicuri, la decisione di vaccinare i propri figli ha modificato il loro comportamento, rispondendo positivamente all’obbligo. I dati, che arrivano dal Ministero della Salute, sono ancora provvisori, perché relativi a cinque regioni, ma di sicuro incoraggianti, in quanto vanno nella direzione auspicata da quanti ne hanno sostenuto ragioni e necessità.
In attesa di avere dei dati più completi, possiamo dare uno sguardo agli stati che, prima di noi, hanno fatto ricorso a una legge per risollevare il numero di vaccinazioni. Ad esempio la California che, secondo il New York Times, è diventata un modello da seguire. Dopo alcuni casi di morbillo registrati a fine 2014 tra i visitatori di Disneyland, in pochi mesi la malattia è stata contratta da 159 persone in tutto lo Stato. Un numero che ha messo in allarme, perché più alto del totale di casi solitamente registrati negli Stati Uniti in un anno. Nel ricostruire la vicenda, il quotidiano statunitense scopre così che, a fronte di una media del 93% di bambini vaccinati contro il morbillo in tutta la California, la situazione nelle singole contee era molto altalenante, con il 70% dei bambini che vivevano sotto la soglia di sicurezza del 95%. Per porre rimedio a questa condizione è intervenuta una legge che non ammetteva eccezioni nelle scuole, tranne che per motivi di salute, imponendo l’obbligo di vaccinazione contro il morbillo. Il risultato? Nel 2016, il 97% dei bambini viveva in contee con un tasso di vaccinazione che superava la soglia di sicurezza. La legge, quindi, ha funzionato. Del resto, anche chi ha proposto una politica vaccinale basata sul principio della “raccomandazione” al posto dell’obbligatorietà, comunque, si è trovato a dover immaginare una “clausola di salvaguardia” di ripristino degli obblighi vaccinali nel caso di una soglia vaccinale inferiore a quella sicurezza.
Lo scorso anno in Italia ci sono stati quasi 5mila casi di morbillo, di cui quattro mortali. Un numero sei volte maggiore rispetto al 2016. Solo la Romania, in Europa, ne ha registrati di più. Saranno i fatti e i numeri ufficiali a dimostrare se l’obbligo, ad oggi, è lo strumento migliore anche per noi. Di sicuro era quello immediatamente necessario per assicurare una maggiore tutela della salute pubblica attraverso gli strumenti, sicuri e validati, che ci fornisce la scienza. Anche Paul sarebbe stato d’accordo”.
Elena Cattaneo
Docente della Statale di Milano e Senatore a vita