Attività promosse dalla Sen. Elena Cattaneo in Senato
www.cattaneolab.it

Human Technopole e l’etica della scienza – Interventi in Aula

L’etica del metodo scientifico, il vincolo con i cittadini, la competizione libera e trasparente fra idee e l’uso corretto e produttivo delle risorse pubbliche investite in ricerca. Con questi argomenti la Senatrice Cattaneo e l’ex Presidente Giorgio Napolitano hanno riportato il tema dello Human Technopole in Aula nel corso della seduta dell’11 maggio 2015, invitando il governo a un chiarimento e a ripensare alle strategia per la realizzazione di HT.

Audio dell’intervento di Elena Cattaneo (a cura di Radio Radicale)
Audio dell’intervento di Giorgio Napolitano (a cura di Radio Radicale)

 

Dal resoconto stenografico della seduta di mercoledì 11 maggio 2016:

Intervento Sen.ce Elena Cattaneo

Signor Presidente, gentile rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, intervengo sul disegno di legge n. 2299, inteso a migliorare la funzionalità del sistema scolastico e della ricerca, che con l’articolo 2 stabilizza e riconosce la Scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute.

Soprattutto questo disegno di legge tratta della programmazione e della funzionalità della ricerca e in questa discussione generale vorrei perciò soffermarmi sull’improvvisazione della vicenda dello Human Tecnopole, su cui ho presentato un apposito ordine del giorno (il G2.1), vicenda che è stata oggetto anche delle riflessioni di alcuni senatori, in 7a Commissione e anche in Aula stamattina, e tra loro voglio ricordare i senatori Tocci e Bocchino. Tale vicenda è esemplare delle criticità delle procedure che governano la ricerca in Italia e della possibilità – se lo volessimo e ci impegnassimo a farlo – di muovere passi da gigante proprio per migliorare la funzionalità del delicato ecosistema della ricerca pubblica di cui si parla nel disegno di legge.

Per parlare del Tecnopolo, vorrei prima partire dal vincolo etico che lega ogni studioso di ogni disciplina ai cittadini che con le loro tasse sostengono quegli studi, vincolo che implica per lo studioso l’impegno a essere onesto, cioè a riportare e rispettare le prove, ad essere trasparente e a mettere in atto ogni comportamento affinché ogni idea razionale possa essere liberamente messa a confronto con ogni altra, nel pieno diritto ad essere valutata. È attraverso questo meccanismo, che implica libertà e uguaglianza delle idee per l’accesso alle risorse pubbliche su base competitiva, che si restituirà al cittadino la miglior proposta sostenibile con i fondi pubblici. Di scorciatoie non ne esistono. È un metodo questo che nulla ha a che fare con le necessità e con le contingenze o convenienze politiche, ma che orienta ogni decisione e valutazione sulla selezione delle idee migliori e sul controllo dei fatti. Adottare queste regole significa rispettare la struttura etica della scienza e rispettare l’impegno verso i cittadini. Questo è quel che si chiede alle comunità scientifiche nei Paesi liberi, democratici ed economicamente avanzati.

La stessa richiesta rivolgo a noi, come decisori politici, e al Governo. La mia richiesta è che si tuteli lo spazio di libertà delle idee di tutti, dei giovani e dei meno giovani, piccole o grandi che siano, messe in competizione tra loro, perché le idee più belle possano tradursi in un miglior futuro per tutti.

Nel nostro Paese abbiamo molti problemi irrisolti sul fronte ricerca. Il finanziamento pubblico alla ricerca e ancora di più alla ricerca di base che studia in piena dignità per capire e consegnare conoscenza a tutti noi, è irrisorio, discontinuo, frammentato, spesso inaffidabile. Succede anche che gli stessi obiettivi di ricerca siano distribuiti su più erogatori pubblici.

Succede che ai bandi Prin del MIUR non possono accedere direttamente gli studiosi del CNR, ai bandi del Ministero della salute non possono applicare gli studiosi universitari (i bandi del CNR sono per il solo CNR e così via), e succede che spesso gli obiettivi siano gli stessi. Dovremmo rimuovere questa frammentazione, unificare gli obiettivi e avere, al contempo, una garanzia di valutazione di ciò che viene finanziato con soldi pubblici.

Ammetto che non riesco più ad ascoltare giovani e meno giovani dirmi che se non si è parte del potentato amicale giusto – intendo di scienziati e studiosi – non si avrà il finanziamento pubblico; che se si denunciano le anomalie si verrà esclusi per gli anni a venire; che se si tace, si avrà una piccola parte, garantendola più cospicua ad altri. È anche da queste modalità corruttive del metodo della scienza, oltre che dell’etica pubblica, che gli studiosi scappano. C’è un modo per superare queste distorsioni. Basterebbe guardare ai Paesi che ci stanno accanto in Europa e dar vita a un’Agenzia nazionale per la ricerca, mutuando i modelli già esistenti in Spagna, Francia, e magari, con sistemi più complessi ed efficaci, in Germania e Gran Bretagna, adattandoli alle peculiarità dell’Italia.

Gentili colleghi, la ricerca pubblica in tutte le discipline del sapere ha bisogno di cinque componenti: di continuità dei bandi presso i quali competere, perché un’idea che cresce non funziona ad intermittenza; di procedure affidabili e granitiche, unificate nel metodo e diversificate in funzione degli obiettivi; di valutazioni terze, indipendenti, competenti; di controlli ferrei ad ogni passaggio; di rendiconti certi e verificabili su cosa viene finanziato e su cosa si è generato. L’Agenzia nazionale per la ricerca deve essere questo.

Progettare un simile ente potrebbe non comportare grosse spese per lo Stato. Si potrebbe pensare a reindirizzare finanze e risorse umane frammentate tra i vari enti governativi, per concentrare in un’unica struttura funzioni duplicate in diversi uffici. Inoltre, si potrebbero ridurre o sospendere per qualche anno i flussi dei finanziamenti pubblici a enti poco efficienti oppure a quelli che hanno già accumulato un tesoretto di denaro pubblico, ora accantonato.

L’Agenzia nazionale per la ricerca nascerebbe come distinta dalla politica, cui spetta la decisione degli obiettivi da perseguire e delle risorse da assegnare ma che non può scegliere discrezionalmente chi finanziare. Necessariamente l’Agenzia per la ricerca deve essere ben distinta dalla comunità degli studiosi, che poi eseguiranno le ricerche.

Penso all’Agenzia come ad una casa di cristallo e come ad un passo in avanti per vederci ancora più chiaro circa le norme sulla gestione dei fondi pubblici in Italia in un settore dove i risultati sono ben monitorabili. Le sue funzioni devono includere l’allestimento di ogni sensibile procedura per garantire al cittadino che i suoi soldi siano ben spesi, ripristinando fiducia nelle istituzioni.

La costruzione di una simile agenzia nel nostro Paese si rende anche più urgente oggi, in vista della realizzazione del progetto Human Technopole, il polo tecnologico dedicato alle scienze della vita e alla nutrizione che il Governo ha annunciato di voler creare nell’area dell’Expo, impegnandosi a garantire 1,5 miliardi di euro in dieci anni. Un progetto nato in modo improvvisato come non avviene in nessun Paese, che l’Esecutivo ha affidato a un ente, l’Istituto italiano di tecnologia, scelto arbitrariamente come perno dell’operazione senza competizione pubblica, quindi operando scelte discrezionali contro ogni logica di massimizzazione dell’investimento pubblico e contro il metodo della scienza. Si tratta di un ente al quale, senza alcun bando pubblico, sono già stati destinati per legge 80 milioni di euro senza controllo e senza un fine chiaro.

Ecco che, nel tentativo di dare risposte agli interrogativi emersi dopo l’annuncio del Governo, ho condotto un’analisi basandomi su dati pubblici e i cui primi risultati sono stati raccolti in un documento di studio di circa 50 pagine per il Parlamento e i cittadini che la scorsa settimana ho depositato qui in Aula, anche in vista dei prossimi passaggi parlamentari.

Lascio a voi l’eventuale approfondimento di quel documento, ma vorrei qui riassumere quattro conclusioni a cui sono giunta e che dimostrano come la dinamica della vicenda Human Technopole sia paradigmatica di come la ricerca pubblica non debba essere promossa.

La prima conclusione si basa sulle esperienze storiche e sulle analisi politico-economiche, che dimostrano che è un errore stabilire per legge quale idea e progetto scientifico sostenere. Sul Tecnopolo milanese sono sbagliate le premesse, perché nella scienza, come nel settore degli appalti pubblici, ogni assegnazione di fondi pubblici non può prescindere da una competizione per sostenere le migliori proposte ed enti proponenti.

Come seconda conclusione, nel documento si evidenzia come le stesse esperienze e analisi dimostrano che la concentrazione continuativa e non competitiva di denaro pubblico per la ricerca in poche mani è inefficace.

In terzo luogo, chi riceve denaro pubblico deve rendicontare pubblicamente. L’assegnazione continuativa di ingenti somme di denaro pubblico a modelli organizzativi di centri di ricerca come l’Istituto Italiano di Tecnologia (fondazione di diritto privato largamente finanziata con fondi statali), che si sottraggono alle rendicontazioni pubbliche e all’amministrazione trasparente, non rispetta l’obbligo etico di fornire prove adeguate della ricaduta dell’investimento e, a mio avviso, non è il modello di governance da implementare nel Tecnopolo milanese.

Infine, l’ente beneficiario scelto come coordinatore del Tecnopolo non ha le competenze specifiche negli ambiti indicati dal Governo come contenuti per il centro di ricerca, scienze della vita e nutrizione. Ciò ha portato l’ente a reclutare altrettanto arbitrariamente, quindi in modo discriminatorio, tematiche, enti e studiosi.

È su queste basi che ho presentato l’ordine del giorno che – mi rendo conto – in caso di apposizione della fiducia non potrà essere discusso, ma sul quale auspico comunque che il Governo voglia esprimersi. Vorrei invitare l’Esecutivo a ripensare le strategie per la realizzazione del progetto Human Technopole e, soprattutto, ad adottare ogni atto necessario e opportuno per realizzare un percorso trasparente e scientificamente e culturalmente partecipato e competitivo sull’esempio di esperienze all’estero, valide e di successo. Esistono esempi, su cui mi soffermo nel documento consegnato.

Credo che ripensare la strategia su Human Technopole e farlo a valle della realizzazione di un’agenzia nazionale per la ricerca sarebbe davvero un cambio di passo e un segno dell’impegno del Governo a voler lavorare nell’ottica di una più completa e funzionale riforma del sistema di finanziamento della ricerca in Italia.

 

Intervento Sen. Giorgio Napolitano

Signor Presidente, in alcuni degli interventi che mi hanno preceduto – in modo particolare, nell’intervento di particolare impegno e autorevolezza della senatrice Cattaneo – sono state sollevate questioni di grande importanza relative alla politica della ricerca scientifica.

Si tratta di questioni di interesse vitale per il mondo stesso della ricerca, degli scienziati e dei ricercatori: un mondo in larga parte giovane, che ho molto ascoltato negli scorsi anni, e che è chiamato a svolgere un ruolo rilevantissimo per il futuro del nostro Paese, oltre che, in generale, per il futuro della scienza.

Naturalmente mi rendo ben conto che il provvedimento di cui stiamo discutendo tocca solo tangenzialmente questa materia, attraverso l’articolo citato anche dalla senatrice Cattaneo, e su cui si è soffermato il senatore Tocci, relativo alla stabilizzazione della Scuola di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute. Tuttavia, non è su ciò che desidero soffermarmi.

E capisco che, per le questioni specifiche e generali sollevate, ad esempio, dalla senatrice Cattaneo nel suo ordine del giorno, si possa dire che non è questa la sede più idonea per discuterne. Ma la verità, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, è che non ci sono state altre sedi per informazioni e chiarimenti che avrebbero dovuto essere offerti al Parlamento.

Qui, oggi, in modo particolare, si tocca il problema del progetto Human Technopole, destinato a realizzarsi nell’area ex Expo. Si tratta di un progetto cui bisogna guardare positivamente sapendo che può rappresentare qualcosa di serio e significativo per lo sviluppo ulteriore della ricerca, in modo particolare in quei campi che sono stati designati quasi come tema dell’esposizione universale realizzatasi a Milano. Noi abbiamo avuto una decisione di Governo e un annuncio nello scorso novembre attraverso la presentazione di un decreto-legge, poi convertito in legge con votazione, credo, della fiducia in Parlamento o, almeno, al Senato; decreto con cui sono stati stanziati 80 milioni per la presentazione di un progetto per la struttura Human Technopole da realizzare in quella area da parte dell’Istituto italiano di tecnologia, sentite le tre università milanesi. Questo, dunque, è avvenuto lo scorso novembre. Poi è accaduto che, aprendosi la discussione fuori dal Parlamento – in Parlamento non se ne è mai potuto discutere -, sono stati fatti molti rilievi polemici, cui ha risposto lo stesso Istituto italiano di tecnologia con un suo comunicato ufficiale il 27 marzo scorso. In quel comunicato si dava notizia di aver già presentato ai Ministri competenti la proposta di progetto in data 25 febbraio. Oggi siamo a metà maggio o quasi e i seguiti di quella decisione-annuncio non sono mai stati chiariti. Non c’è stata alcuna informazione. In quello stesso comunicato che ho appena citato si dice che sarà consultato o che è in via di consultazione (e non sappiamo se ormai una consultazione c’è già stata ed è terminata – ma non se ne sa nulla) con un panel internazionale, la cui composizione non è mai stata resa nota. Né tanto meno è stato reso noto se già sono state prodotte le osservazioni di questo panel internazionale. Poi, in quel comunicato dell’IIT, si dice tranquillamente che spetterà al Governo decidere con il Parlamento, innanzitutto se finanziare questo progetto. L’annuncio, quindi, fatto non solo per l’immediata erogazione di 80 milioni – un progetto costato piuttosto caro – ma anche per l’attribuzione di nientemeno che 1,5 miliardi nel corso di dieci anni evidentemente era vago se l’Istituto italiano di tecnologia, protagonista di questa vicenda, dice che spetterà al Governo decidere “se finanziare questo progetto, quanto finanziarlo e, infine, in che modo gestirlo”.

Non ho bisogno di sottolineare come siano indispensabili e urgenti ormai delle risposte. Non ne vorremmo dopo che si siano determinati altri fatti compiuti. Servono risposte tempestive su tutti questi anelli mancanti della vicenda e tenendo conto delle questioni più generali, al di là di queste relativamente specifiche, pur essendo il progetto di per sé rilevante. Comunque, le questioni generali poste dalla senatrice Cattaneo e da altri colleghi riguardano la strutturazione, l’articolazione e la gestione della politica della ricerca scientifica, ovvero inerenti il metodo e la competenza, e insieme la trasparenza e la moralità. Per moralità si intende, oltre che principi etici a cui ispirarsi augurabilmente in questo e in ogni altro campo, garanzia dell’uso corretto e produttivo – e naturalmente verificabile – delle risorse pubbliche che vengono destinate alla ricerca scientifica, seguendo procedure che non sono da inventare, ma da mutuare largamente da esperienze internazionali note a quanti si occupano dei problemi della ricerca scientifica.

Io credo che bisogna dare soddisfazione ai problemi posti dalla senatrice Cattaneo nel suo ordine del giorno, nonostante la posizione della questione di fiducia sulla conversione di questo decreto.

L’ordine del giorno non sarà votato, in quanto sarà posta la fiducia, ma io mi aspetto, onorevole rappresentante del Governo, che nella sua replica si dicano cose precise, si prendano degli impegni chiari, sia nel senso di fornire tutte le informazioni che sono mancate, sia di mostrare una disponibilità, che io non posso immaginare non vi sia da parte del Governo, a ripensare a decisioni frettolose che sono largamente discutibili sul piano del metodo e su quello degli interessi generali della ricerca scientifica e dunque del futuro del nostro Paese.

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *