La senatrice Cattaneo fa il punto sull’iter alla Camera, in seconda lettura, del ddl “Agricoltura con metodo biologico” che propone l’equiparazione dell’agricoltura biologica con la “biodinamica”, ricordando come i pareri della comunità scientifica sull’inopportunità di tale equiparazione siano rimasti inascoltati dal mondo politico.
Ecco l’articolo della senatrice Cattaneo.
“Inaccettabile per la comunità scientifica”. Così sei tra le maggiori società scientifiche italiane del settore agricolo hanno definito la scelta di inserire in una legge dello Stato la biodinamica, pratica priva di alcuna base verificabile, equiparandola all’agricoltura biologica. Sono l’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie, l’Accademia nazionale dell’Agricoltura, la Federazione italiana Scienze della vita, l’Unione nazionale delle Accademie per le scienze agrarie, l’Accademia nazionale delle scienze e l’Accademia dei Georgofili, che, in vista della discussione alla Camera del disegno di legge sull’agricoltura con metodo biologico, hanno inviato ai deputati e al Ministro dell’Agricoltura un documento unitario in cui, oltre a definire ingiustificabile la legittimazione e promozione delle pratiche esoteriche biodinamiche, proponevano – ferma restando per gli agricoltori la libertà di applicarle ai propri terreni – di emendare il testo in discussione.
Questo documento si inserisce in una mobilitazione più ampia – forse senza precedenti – della comunità scientifica di fronte a un (ennesimo) deragliamento della politica dalla scienza.
Una mobilitazione che, accanto alle società già citate, ha visto molte delle più autorevoli istituzioni scientifiche e di ricerca italiane prendere una posizione netta contro il rischio di legittimare il pensiero magico in una norma di rango primario d’iniziativa del nostro Parlamento. Mi riferisco all’Accademia dei Lincei (anche organo di consulenza scientifica della Presidenza della Repubblica), alla Società italiana di Tossicologia, alla Società italiana di Genetica Agraria, alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane. Anche gli studenti di Agraria di tutta Italia si sono mobilitati.
Su Change.org c’è una petizione con oltre 35mila sottoscrittori, tra cui molti ricercatori italiani in tutto il mondo. I suoi promotori hanno chiesto un incontro alla Commissione agricoltura della Camera che sta esaminando il disegno di legge in seconda lettura, per consegnare ufficialmente le firme e rappresentare le perplessità degli studiosi sull’impatto negativo di una simile previsione di legge sulla credibilità scientifica del nostro Paese. Ad oggi, non hanno ricevuto risposta.
Benché documenti, statement e firme si siano moltiplicati, nessun ripensamento o approfondimento è stato ritenuto necessario. La Commissione agricoltura, in tre sedute – per un totale di trentacinque minuti di lavoro – ha liquidato la questione. E le audizioni della comunità scientifica? Scorrendo il bollettino della commissione si apprende che su proposta del relatore Pasquale Maglione – e tutti d’accordo – si siano ritenute inutili, e ci si sia limitati a acquisire i contributi scritti da chi ne aveva fatto richiesta. E gli emendamenti? Nove in tutto. Unici emendamenti presentati da membri della commissione, quelli di Fratelli d’Italia. Unico deputato di altra commissione che ha presentato e difeso quanto proposto dalle società scientifiche? Un membro della Commissione affari costituzionali, Riccardo Magi (+Europa-Radicali). Che ci siano problemi “ordinamentali”, del resto, lo ha rilevato lo stesso parere del Comitato per la legislazione invitando la commissione a riconsiderare l’equiparazione tra l’agricoltura biologica e quella “biodinamica”, poiché di quest’ultima non esiste una definizione legislativa. Da parte sua l’Ufficio legislazione straniera della Camera, ai primi di giugno, segnalava come l’agricoltura biodinamica, pur liberamente praticata, fosse assente da ogni richiamo nella legislazione di Francia, Spagna e perfino Germania – sede di Demeter international, la multinazionale della certificazione biodinamica. Già, perché la nostra legge, se non interverranno modifiche, farà il gioco del soggetto privato pressoché monopolista mondiale del “brand”.
Cinque le parole usate dall’on. Maglione per superare il rilievo del Comitato per la legislazione: “Il parere non è vincolante”. E quindi, sembrerebbe, si può ignorare. D’altronde, “vincolanti” non sono neanche commenti, osservazioni e proposte giunti dalla comunità scientifica. Ma – ancor di più nell’anno del Covid, in cui si consolida sempre di più la necessità di una politica informata dalle evidenze – un Parlamento che non tiene in alcun conto rilievi “pesanti”, sia giuridicamente che scientificamente fondati, è preoccupante, perché restituisce l’idea di una classe politica che considera la scienza à la carte: me ne servo finché mi è utile, altrimenti la ignoro. Oggi, come ultimo atto, è previsto che la Commissione agricoltura concluda i lavori e rimetta all’Aula il disegno di legge. La speranza di correzioni “last minute” è nelle mani dell’Assemblea che deciderà se questo Paese debba distinguersi per essere l’alfiere legislativo in Europa di una pratica in tanta parte esoterica e a “certificazione privata”.
La mobilitazione degli studiosi, comunque vada, sarà stata una preziosa occasione di informazione dei cittadini ed espressione di quella continua vigilanza sui principi del fare scienza che considero un aspetto fondamentale del ruolo sociale di ogni scienziato, forte di competenze e metodo. Difficile, però, non comprendere la sfiducia e l’amarezza espresse oggi da molti colleghi verso istituzioni che, in schiacciante maggioranza, scelgono deliberatamente di ignorare le evidenze che la scienza mette a disposizione per incoraggiare scelte pubbliche e razionali, e di favorire, a spese del cittadino-contribuente, pochi (ma influenti) portatori di interesse di settore.
A questo link è possibile consultare e scaricare l’articolo in formato PDF.