Nel suo editoriale su D di Repubblica, la senatrice Cattaneo mette a paragone due tentativi di sdoganare il “pensiero magico” nelle leggi dello Stato italiano: il caso Stamina e l’equiparazione dell’agricoltura “biodinamica” a quella biologica.
Di seguito, l’articolo della senatrice Cattaneo.
Era il 2013 quando il Senato, con un voto quasi unanime, si espresse a favore del cosiddetto “metodo Stamina”. La comunità scientifica insorse perché quel voto era la negazione di ogni evidenza e competenza sulla materia e, oltre a esporre famiglie e malati a truffe architettate da ciarlatani, comportava il rischio di “far saltare” il sistema sanitario nazionale “equiparando” le terapie cellulari alla disciplina dei trapianti.
Fortunatamente, nel passaggio alla Camera, ci fu la possibilità di rimediare. Gli studiosi misero a disposizione ogni dato, ogni conoscenza consolidata nel campo delle staminali, consentendo ai deputati di correggere il testo. Lo stesso Senato, mesi dopo, avviò un’indagine conoscitiva sulla vicenda. Fu un lungo lavoro, che costò fatica e impegno. La senatrice del PD Emilia De Biasi, precocemente scomparsa, che da presidente della Commissione sanità promosse quell’indagine, alla fine riconobbe, senza mezzi termini, che il Parlamento aveva sbagliato.
Cosa sarebbe successo se non si fosse bloccata quella follia? Se il nostro ordinamento avesse dato via libera alla possibilità di somministrare poltiglie di cellule non ben identificate? Al di là dei – gravissimi – rischi per la salute si sarebbe creato un pericoloso precedente: lo Stato avrebbe aperto le porte a suggestioni pseudoscientifiche, dove ogni idea può essere spacciata per cura, senza necessità di prove.
Il mese scorso, il Senato ha approvato, con un solo voto contrario (il mio), un atto che, di nuovo, eleva a legge (con tanto di accesso a risorse pubbliche e rappresentanza istituzionale) la pseudoscienza, con la conseguenza di promuovere il pensiero magico ed esoterico nel nostro ordinamento. Il disegno di legge in questione riguardante l’agricoltura biologica ne prevede “l’equiparazione” con l’agricoltura biodinamica – pratica, quest’ultima, ideata dal filosofo esoterista Rudolf Steiner a inizio ‘900, i cui disciplinari (certificati da una multinazionale privata) comprendono l’uso di preparati a base di letame infilato nel cavo di un corno di una vacca primipara in grado di intercettare i “raggi cosmici” per fertilizzare il terreno, ma anche vesciche di cervo riempite di fiori di achillea e pelli di topi polverizzate sui campi per prevenirne l’invasione.
Mettere il “bollino dello Stato” su attività esoteriche e stregonesche vorrebbe dire rinunciare alla razionalità. Per questo non ho potuto fare a meno di richiamare i colleghi in Senato alla responsabilità di non inquinare l’ordinamento italiano con qualcosa che con le prove, la realtà e la scienza non ha nulla a che fare, tra l’altro nell’anno in cui la scienza e la medicina ci stanno permettendo di lasciare alle spalle l’incubo della pandemia.
Sul fronte istituzionale, così come già con Stamina, il rischio è di far saltare ogni distinzione tra ciò che è vero e ciò che è falso. Quando viene meno il rapporto con la realtà, si perde la base comune della discussione. Tutto si riduce ai rapporti di forza tra chi dice che due più due fa quattro e chi sostiene che faccia cinque.
In vista della discussione della legge, decine di eminenti studiosi, associazioni scientifiche e rappresentanti di categoria, oltre all’associazione nazionale degli studenti di agraria hanno esposto le loro obiezioni, alcuni ponendo una domanda ai parlamentari che ritengo essenziale: può il Paese di Galileo Galilei sostenere economicamente pratiche magiche, peraltro facenti capo ad un marchio registrato estero? Personalmente, tra Galileo e i novelli alchimisti, ho sempre avuto ben chiaro cosa sostenere, nell’interesse dei cittadini: il metodo scientifico. I deputati, a cui spetta l’ultima decisione, vorranno fare altrettanto?
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